La guerra dei carri armati italiani nell’Operazione Compass |#IIWW

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Nel Giugno 1940 per effetto della mobilitazione, le componenti carriste  in Libia si organizzavano.

Il XX btg. cr. L “Randaccio” comandato dal Capitano Russo (Comando Truppe della Tripolitania) creava il LX btg. carri L per la Divisione “Sabratha” e il LXI btg. carri L (Ten. Col. Sbrocchi) per la Divisione “Sirte”;

Il XXI btg. carri L “Trombi” (Comando Truppe della Cirenaica) creava il LXII btg. carri L per la Divisione “Marmarica” e il LXIII btg. carri L per la Divisione “Cirene”.

Dall’Italia affluì, dal 4° rgt. fanteria carrista, anche il IX btg. carri L per la Divisione “Libica”.

Quest’ultimo fu semidistrutto il 16 giugno 1940 con la colonna del Colonnello D’Avanzo nel corso di una ricognizione ove morì anche il Col. D’Avanzo.

Per la creazione di questi battaglioni erano stati impiegati i carri L 3/35 immagazzinati in colonia e personale mobilitato. I comandanti dei citati btg., tutti di nuova costituzione, non avevano mai appartenuto alla specialità carristi

La componete media sbarcò in Libia l’8 luglio 1940,  il I battaglione carri medi, comandato dal Maggiore Vittorio CEVA (M.A.V.M.), e il II Battaglione Carri M 11/39, comandato dal Maggiore Eugenio CAMPANILE (M.B.V.M.).

Entrambi i battaglioni erano già del 32° Reggimento che, insieme con il Colonnello Pietro ARESCA (O.M.I.), erano passati a far parte del 4° Reggimento Carristi, da tempo mobilitato ed inviato anch’esso in Africa.

La forza complessiva dei due battaglioni carri M 11/39 ceduti dal 32° al 4° Reggimento carri ammontava a 600 uomini, 72 carri, 56 automezzi, 37 motocicli e 76 rimorchi che si andavano ad aggiungere ai 324 carri L 3/35 già presenti in Libia.

I carri M 11/39 ebbero il loro battesimo del fuoco il 5 agosto a Sidi El Azeiz. Furono questi i primi reparti del 32° a varcare il confine egiziano, nel settembre di quell’anno e a raggiungere Sidi El Barrani e Marsa Matruk .

Il 29 agosto 1940, tutte le unità carri disponibili in Libia prima distribuiti tra le varie divisioni con un criterio contrario ad ogni norma carrista, furono riunite nel “Comando Carri Armati della Libia” agli ordini dell’esperto Generale Carrista Valentino BABINI (O.M.I. e M.A.V.M.)

L’organico previsto :

  • 1º Raggruppamento carri (Col. Pietro Aresca)
    • I Battaglione carri M11/39 / 4º Reggimento fanteria carrista
    • XXI Battaglione carri L3/35
    • LXII Battaglione carri L3/35 ( dalla Divisione “Marmarica” )
    • LXIII Battaglione carri L3/35 ( dalla  Divisione “Cirene”)
  • 2º Raggruppamento carri (Col. Antonio Trivioli)
    • II Battaglione carri M11/39 / 32º Reggimento fanteria carrista (meno una compagnia)
    • IX Battaglione carri L3/35 ( dalla Divisione “Libica”)
    • XX Battaglione carri L3/35
    • LXI Battaglione carri L3/35 (dalla Divisione “Sirte”)

mentre un battaglione misto fu aggregato al Raggruppamento Sahariano “Maletti”:

  • una compagnia/II Battaglione carri M11/39 / 32º Reggimento fanteria carrista
    • LX Battaglione carri L3/35  ( dalla  Divisione “Sabratha” )
    • IV Battaglione carri L3/35

Doveva essere dotato di un reggimento di Bersaglieri, un battaglione motociclisti, un reggimento di artiglieria, due compagnie anticarro, una compagnia genio e servizi  di unità e si preparava ad accogliere nei suoi ranghi i battaglioni dotati di M13/40

Purtroppo, tale accentramento fu limitato a motivi addestrativi e di controllo e perciò l’unità di formazione, che aveva peraltro avuto pochissimo tempo per prepararsi, finì con l’essere nuovamente disgregata per l’impiego, con risultati tutt’altro che favorevoli.

La situazione operativa sul campo, precipitata in modo catastrofico con l’inizio della offensiva britannica del 9 dicembre e con il crollo delle forze italiane, impedì la metodica organizzazione dei reparti che in parte vennero impiegati isolatamente e distrutti.

ll III Battaglione Carri M 13/40, comandato dal Tenente Colonnello Carlo GHIOLDI (M.A.V.M.),  forte di 37 carri M 13/40 suddivisi tra le due compagnie, che si aggiungevano ai 417 carri di vario tipo presenti in Libia, arrivò a Bengasi dalla fine settembre 1940 e iniziò una intensa attività addestrativa in previsione dell’impiego.

Nel novembre si spostò ad El Mechili dove rimase fino ai primi di dicembre. Il 9 dicembre iniziò la prima offensiva britannica per ricacciare indietro le forze italiane che penetrate per 100 km in Egitto avevano raggiunto Sidi Barrani e il III battaglione fu subito avviato al ciglione di Sollum e dell’Halfaja.

Sia il III battaglione (rimasto nel frattempo con soli 24 carri), sia il V furono incorporati come battaglioni autonomi nella “Brigata Corazzata Speciale”, insieme al 4° Reggimento Carri.

Il 25 novembre 1940, il  Comando Carri Libia al fine di raggruppare operativamente le varie unità corazzate separate presenti nel teatro in modo da costituire una formazione sufficientemente mobile e potente per poter contrastare le efficienti e pericolose unità meccanizzate britanniche della Western Desert Force.

Istituì la Brigata corazzata speciale (conosciuta anche come Brigata corazzata speciale “Babini”, dal nome del suo comandante, generale Valentino Babini) presso Marsa Lucch.

Il  Generale Carrista Valentino Babini subentrò, dal giorno 22 dicembre 1940, al Generale di Brigata Alighiero Miele designatone Comandante all’atto della costituzione, in attesa del rientro dall’Italia del Generale Babini.

Questo reparto speciale, mobile e composito, che variava per i reparti che comprendeva più per la disponibilità che per l’esigenza fu formata in previsione di un attacco inglese.

Entrambi i battaglioni continuarono però ad essere impiegati per aliquote, in supporto alle Divisioni di Fanteria ivi operanti e senza tener conto che i carristi avevano potuto effettuare scarsissimo addestramento sul carro M 13/40 di recentissima acquisizione ed ancor grezzi e difettosi perché appartenenti ai primi lotti di produzione.

I carri infatti venivano prodotti, assegnati ai reparti che venivano quasi immediatamente avviati al fronte senza consentire il necessario addestramento del personale, in massima parte costituito, per quanto riguarda gli Ufficiali, da complementi cui era stato impartito presso le scuole una frettolosa, parsimoniosa e quindi carente, formazione di base.

La lacuna più evidente era però l’assenza di apparati radio che costringeva gli equipaggi degli M 11/39 e degli M 13/40 a comunicare tra loro per mezzo di bandierine.

 

Il 9 dicembre 1940, ad Alam Nibeiwa, il II battaglione carri M 11/39 investito dall’attacco di unità britanniche su carri Matilda tentarono il contrattacco, ma la situazione, già senza speranza, fu aggravata dal fatto che, mancando le radio, una compagnia non capì i segnali ottici e ritardò il movimento. I segnali con bandierine consentivano esclusivamente lo scambio di ordini essenziali: alt, avanti, indietro, a destra, a sinistra, rallentare, accelerare. Niente di più. Tra i 37 carri del III battaglione, pare che soltanto tre fossero quelli dotati di radio.

L’11 dicembre 1940 la brigata corazzata speciale, malgrado dovesse ancora essere completata e malgrado dovesse ancora ultimare l’indispensabile addestramento, fu messa a disposizione della 10^ Armata con soltanto il LI battaglione carri L 3/35 ed il III battaglione carri M 13/40.

A partire dal giorno 11, intanto, la Brigata veniva difatti ancora una volta smembrata e le sue componenti sottoposte ad un ingiustificato logorio che non teneva alcun conto delle caratteristiche tecniche dei carri.

Il 12 dicembre 1940, due compagnie del III battaglione furono inviate a Sollum e poi a Sidi Azeis e la restante all’ Halfaya e poi ad Ain El Gazala per difendere le retrovie di Tobruk. La 1^ compagnia carri, comandata dal Tenente Elio CASTELLANO (M.A.V.M.), rimase a disposizione della piazzaforte di Bardia.

Nella marcia del battaglione da Sidi Azeis a Bardia, secondo le relazioni di alcuni Ufficiali del battaglione, gli M 13/40 avrebbero evidenziato tutti i loro limiti tecnici (difetti alle pompe, consumi difformi tra carro e carro, autonomia inferiore a quella dichiarata dal fabbricante, rapida usura del motore costantemente sotto sforzo, fragilità della corazza. Le pompe, in particolare, erano di fabbricazione italiana, e furono sostituite con pompe tedesche Bosch negli esemplari dei lotti di produzione successivi).

Il 12 Dicembre 1940,  il V Battaglione Carri M 13/40, comandato dal Tenente Colonnello Emilio IEZZI (M.A.V.M.), giunse a Bengasi anch’esso forte di 37 carri suddivisi tra le due compagnie in organico.

Il V battaglione fu avviato a Derna per unirsi alla Brigata del Generale Babini soltanto il 16 gennaio successivo.

Durante questi lunghi spostamenti, costretti a muovere su cingoli per la mancanza di rimorchi adeguati, i carri M 13/40 subirono moltissime avarie e la loro disponibilità nell’ambito dei due battaglioni si ridusse in modo drastico.

Il 19 dicembre le autorità italiane disposero quindi l’immediato invio a Tripoli di tutti gli M 13/40 disponibili al momento.

Dal 3 al 5 gennaio 1941 si svolse la battaglia di Bardia conclusasi con la caduta della piazzaforte. La eroica 1^ compagnia carri contro un avversario euforico per le recenti vittorie e molto più forte numericamente e qualitati­vamente, affrontò con coraggio il suo martirio. In una lotta impari e logorante, i carristi della 1^ Compagnia seppero battersi da eroi infliggendo al nemico gravi perdite ed affrontan­do stoicamente la totale distruzione, carro per carro, in scontri sanguinosi aggiungendo nuovi serti alle glorie del Carrismo Italiano. La sera del 5 gennaio i “Leoni di Bardia” non avevano più superstiti!

Il 23 gennaio 1941 la Brigata Corazzata Speciale fu dislo­cata in zona Scebib El Ghezze (a sud del quadrivio di El Mechili) e ricevette l’ordine di frenare provenienze avversarie tendenti a tagliare l’interno dell’altopiano cirenaico. In corrispondenza di tale quadrivio si ebbero i primi scontri fra carri. Il giorno 24, dapprima il V, poi il III battaglione carri, furono lanciati contro l’avversario avanzante su El Mechili con una cinquantina di carri e nonostante i difetti dei loro carri riportarono una vittoria mostrando reattività ed intraprendenza.

Sette carri italiani e dieci avversari rimasero sul terreno mentre il nemico ripiegava. Altri scontri si ebbero a Bir Semander ove l’11° Ussari inglese, unità esplorante della 7^ Divisione Corazzata Britannica, perse 8 autoblindo.

Ma l’avversario, potentemente armato ed imbaldanzito dalla propria superiorità numerica e qualitativa, riprese l’avanzata.

La Brigata del Generale Babini mantenne il contatto con l’avversario sino al 26 gennaio, quando per sottrarsi all’avvolgimento da parte della 7^ Divisione Corazzata inglese, ripiegò lungo la carovaniera Mechili- Bir Melez – Antelat che i carri percorsero per la prima volta in quell’occasione.

Incuranti di ogni insidia, spinti da una spasmodica volontà, tormentati dal ghibli, i carristi del III e del V battaglione si spinsero nell’interno del deserto percorrendo per la prima volta l’impervia carovaniera che da El Mechili, attraverso Bir El Melezz, giungeva ad Antelat e procedendo sino ad Agedabia, dopo 220 km di marcia estenuante, l’avversario che avanzava lungo la litoranea per conquistare la Cirenaica.

I due battaglioni riuscivano comunque a precedere l’avversario.

Nei giorni 5, 6, 7 e 8 febbraio 1941, a cavaliere della via Balbia, fra il Km. 60 ed il Km. 35 da Agedabia (Beda Fomm) la bat­taglia divampò furiosa fra le centinaia di carri e autoblindo inglesi della IV Brigata e dell’11° Ussari ed i superstiti del III e del V battaglione carri. Il duello fu impari e sanguinoso, altissima la posta!

 

I carri dei due battaglioni si batterono nel tentativo di assicurare il ripiegamento delle fanterie e delle artiglierie italiane che procedevano lungo la via Balbia e la costa verso sud per sfuggire all’aggiramento da parte del XIII Corpo d’Armata britannico.

Tutti i carri del III e del V battaglione furono distrutti o immobiliz­zati: il 50% degli equipaggi cadde sul campo o rimase ferito, ma l’avversario fu comunque arrestato ed interruppe ad Agedabia la sua già vittoriosa avanzata.

A Beda Fomm il III e V battaglione attaccarono infine affiancati alle ore 0800 del 7 febbraio 1941 i reparti della Brigata Fucilieri Sud Africana. L’ultimo carro fu fermato presso il Posto Comando di quella Brigata. Con ciò il X Corpo d’Armata Italiano aveva perso la battaglia ed il nemico catturò 130.000 soldati italiani!

Se la Brigata corazzata del Generale Babini avesse potuto disporre anche del VI battaglione M 13/40 e del XXI, impiegati irrazionalmente, le sorti della giornata forse sarebbero state diverse.

Come già ricordato, dal 19 dicembre dall’Italia era stato dato l’ordine di far affluire in Libia tutti i carri M 13/40 disponibili, il che avvenne.

Il 22 gennaio 1949 giunse a Bengasi, proveniente dal 33° Reggimento carristi di Parma, il VI battaglione carri M 13/40 con i suoi 37 carri e insieme ad altri 36 carri “sfusi” dello stesso tipo con cui fu frettolosamente “riconvertito” in battaglione carri M il XXI battaglione carri L 3/35 che aveva lasciato i suoi carri leggeri a Tobruk ed era corso a Bengasi per montare sugli M 13.

Il VI e XXI battaglione carri, quest’ultimo comandato dal Capitano SACCHITANO, senza il tempo di né ambientarsi né addestrarsi all’impiego del carro appena ricevuto, furono immediatamente immessi in battaglia nei pressi di Solluch e, fatto più grave, furono sottratti dal Comandante della 10^ Armata al Generale Babini che – di fatto – non poté impiegarli con criteri carristi per aumentare le forze della sua Brigata.

Il mattino del 6 febbraio il Generale Babini disponeva ancora di 16 Ufficiali e 2300 uomini, 24 carri del V battaglione e di 12 del III, in retroguardia, 24 pezzi di artiglieria, 18 pezzi controcarro, 320 autocarri e altri mezzi minori. Arrivato il momento decisivo, alle ore 13 di quel giorno, a una cinquantina di chilometri da Agedabia, gli M 13/40 del V battaglione si scontrarono con corazzati britannici sopraggiunti da oriente. In loro aiuto intervenne il III battaglione.

Gli inglesi, ripiegando, perdettero tre carri e lasciarono dei prigionieri. Alle 16 i carri del III, appoggiati dalle batterie del 12° artiglieria, intervennero nuovamente con successo in aiuto ad un’altra colonna della 10^ Armata attaccata da una ventina di carri inglesi. Durante il movimento dell’Armata, molte colonne erano intanto rimaste intrappolate tra Beda Fomm e il mare. A sbarrare il passo una ventina di carri Cruiser inglesi.

Dopo aspri combattimenti, soltanto quattro M 13/40 del VI battaglione, caduto nell’agguato dei Cruiser britannici, si salvarono. Fu così distrutto il VI battaglione carri medi, formato dal 33° Reggimento carristi di Parma, passato al deposito del 32° di Verona e sbarcato in Libia soltanto ventiquattro giorni prima!
I carri del XXI battaglione, in ritardo e tagliati fuori da un campo minato steso nel frattempo dal nemico, non riuscirono a contribuire allo sforzo. Verso le prime ore del 7 febbraio, anche a causa della già ricordata mancanza di radio, la lotta perse ogni coordinamento frantumandosi in combattimenti slegati ed episodici e al comando, perduta ogni speranza, non restò che arrendersi.

La 10^ Armata lasciò così sul campo ben 101 dei suoi M 13/40, 39 dei quali (in gran parte carri del XXI battaglione) intatti.

 

 

 

 

In sintesi

DOTAZIONI

Per ricostruire le dotazioni nel tempo occorre riportare  i  carri armati  presenti in Nord Africa:

Situazione L3

All’apertura delle ostilità erano presenti in Africa 318 carri tipo L3 nelle diverse versioni. Inadatti ad affrontare i tank inglesi, ed anche le armi anticarro il loro numero si ridusse rapidamente a zero.

Situazione M11/39

Nel luglio del 1940 l’esercito italiano disponeva di circa 70 M11/39 in Libia.

Situazione M13/40

Il III Btg. Carri Medi con 37  M13/40  (tenente colonnello Emilio Iezzi) concluse l’arrivo in Libia all’inizio di Novembre , seguito dal V Btg. Carri Medi con  46  M13 /40 il 12 dicembre 1940.

Il 22 gennaio 1949 giunse a Bengasi, proveniente dal 33° Reggimento carristi di Parma, il VI battaglione carri M 13/40 con i suoi 37 carri e insieme ad altri 36 carri “sfusi”.

LE FASI

I FASE- EGITTO

La  10 ° Armata aveva circa 80.000 uomini, 250 cannoni, 120 carri armati all’interno dell’Egitto.

  • Battaglia di Nibeiwa (9 dicembre 1940)

Perdita dei  23 carri medi M11 del Raggruppamento Sahariano “Maletti” con la distruzione di 15 mezzi e la cattura dei restanti

  • Battaglia di Sidi Barrani- Bug-Bug (10-11 dicembre 1940)

Perdita di due battaglioni di carri L.

Da fonti inglesi dal 9-11 dicembre gli inglesi presero 38.300 prigionieri, 237 fucili, 73 carri armati e circa 1.000 veicoli.

II FASE- LIBIA

  • Battaglia di Bardia (13 dicembre-4 gennaio 1941)

Come “riserva mobile” vi erano 13 carri medi M13/40 e 115/117 L3

Le posizioni italiane iniziò il 13 dicembre; le truppe italiane si batterono bene e riuscirono a contenere gli attacchi britannici, anche grazie all’intervento dei carri M13 della brigata Babini.

Pertanto risultano distrutti due battaglione di carri L e la 1ª Compagnia del III Battaglione carri M13/40, per un totale 13 carri medi M13/40 e 115/117 L3.

La conquista di Tobruch ( 6 gennaio – 22 gennaio 1941)

Nel tentativo di migliorare le difese, il comandante della piazza, generale Enrico Pitassi Mannella, fece interrare in più linee ad arco 39 carri M11 e 32 carri L in avaria, al fine di utilizzarli come bunker improvvisati;

Battaglia di El Mechili (23-27 Gennaio 1941)

In seguito alla prima cattura britannica di Tobruk, gli inglesi si diressero verso Derna, avanzando lungo la costa, mentre la 7ª Divisione Corazzata britannica veniva inviata nell’entroterra proprio verso El Mechili. Presso la località gli inglesi si imbatterono in circa cinquanta carri M13 italiani con cui si scontrarono distruggendo 9 carri italiani e perdendone 7.

La Brigata del Generale Babini mantenne il contatto con l’avversario sino al 26 gennaio, quando per sottrarsi all’avvolgimento da parte della 7^ Divisione Corazzata inglese, ripiegò lungo la carovaniera Mechili- Bir Melez – Antelat che i carri percorsero per la prima volta in quell’occasione.

Battaglia di Beda Fomm (6-7 febbraio 1941)

La battaglia di Beda Fomm fu lo scontro finale dell’operazione Compass.

Quasi tutte le unità corazzate italiane ( un centinaio di mezzi)  dei 4 battaglioni M13/40 impegnati in battaglia furono distrutti e catturati.

 

Brigata corazzata speciale “Babini

Organico della Brigata nel tempo.

All’1/12/1940 la Brigata consisteva di:

– I Btg. Carri Medi M11
– III Btg. Carri Medi M13
– XXI e LX Brg. Carri Leggeri L3
– un Battaglione di Bersaglieri motociclisti
– un gruppo artiglieria con pezzi da 75/27
– un gruppo artiglieria con pezzi da 100/17 presi pare dalla Divisione Savona

con questo organico fu disposta a Marsa Lucch e lungo l’area Littoranea.

All’inizio di gennaio del 1941 la Brigata Corazzata Speciale aveva oltre al Comando le seguenti dotazioni:
– III e V Btg. Carri Medi M13
– LX Brg. Carri Leggeri L3
– 12° Reggimento di Artiglieria “Sila” (ex Savona)
– un Battaglione di Bersaglieri motociclisti
– 10° Reggimento Motorizzato Bersaglieri
– uno squadrone di autoblinde formato da vecci Fiat tipo Libia

 

Nel settore Berta-Mechili impiego le seguenti unita’:

– 1 Btg Bersaglieri motociclisti,                                                                                       – 65 (57) carri M13/40, 28 carri L3/35, 6 autoblindo, 20 cannoni da campagna, 8 c.c. 47/32, 8 mitr. da 20/65 + servizi.
Oltre alla suddetta Brigata “Babini” nel settore vi era l’85º e l’86º Rgt. Ftr. Div. Sabratha, 1 Compagnia di Bersaglieri motociclisti, 14 mitr. da 20/6 , 12 cannoni c.c. 47/32, 15 batterie da campagna, 2 cp. mitraglieri + servizi.

Nel febbraio del 1941 si ritrovano a Beda Fomm con le seguenti unita’:

– III e V Battaglione carri M13/40
– 12° Reggimento Artiglieria “Sila” con un gruppo da 100/17 e un gruppo da 75/27
– 1x batteria di 105/28 del 20° Corpo d’Artiglieria
– 1x batteria di 75/27 del 20° Corpo d’Artiglieria
– LXI Battaglione carri L3/35
– un plotone di motociclicti
– quattro camionette (1 Morris riarmata con BREDA 12.7mm e un Bren Gun; 2 Rolls Royce armamento similare e 1 Fiat 15 ter)

Non vi erano blindati AB 40 ad esclusione di un esemplare nella colonna PAI “Romolo Gessi”.

Circondata dalle forze sara’ quasi distrutta anche se molti elementi continuarono a combattere sino a meta’ del 1941.

Ricapitolando i battaglioni che vennero inquadrati nella Brigata Babini furono : 1 Btg. su M11 (I/32º), 2 Btg. su M13 (III/4º e V/32º) e 2 Btg. su L3 (LX e XXI)

Da fonti inglese si riportano questi dati, considerando che in Libia esercitarono nelle fasi dell’operazione Compass circa 500 carri, i dati sono poco verosimili.

Numero approssimativo di POW e attrezzature acquisite:
deserto occidentale e Cirenaica (9 dicembre 1940 – 8 febbraio 1941)
Luogo PoW Tank Guns
Sidi Barrani 38.289 73 297
Sidi Omar 900 0 8
Bardia 42.000 130 275
Tobruk 25.000 87 208
Mechili 100 13 0
Derna
Bengasi
2000 10 24
Bengasi
Agedabia
25.000 107 93
Totale 133.298 420 845

 

 

 

I Btg carri M-11/39 distrutto il 7/2 a Beda Fomm
III Btg. carri M 13/40 distrutto il 5/1 a Bardia
V Btg. carri M 13/40 distrutto il 7/2 a Beda Fomm
VI Btg. carri M 13/40 distrutto il 6/2 a Antelat
LX carri L3 ex XX cda distrutto a Bug Bug
LXI carri L3 ex XX distrutto a Bardia 5/1/41 con div
LXII carri L3 ex XXI cda Marmarica 
LXIII carri L3 ex XXI distrutto 10/12 con div. Cirene

XXI carri M 13/40

Ricostituzione
IX carri L3 ex D’Avanzo distrutto il 9/12 a Alam el Tummar
IV Monti L3
V Venezian L3 da div. Pavia
XXII cp. Bersaglieri Moto distrutta il 7/2 a Beda Fomm
2 gruppi artiglieria 100/17-75/27
Sezione 4  Ab40 Bersaglieri Pai distrutta il 7/2 a Beda Fomm

 

http://spazioinwind.libero.it/cico85/carristi.html

 

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