L’ingegnere torinese Claudio Belmondo, condusse una serie di esperimenti pionieristici sui razzi a propellente liquido. Questo articolo analizza i principi tecnici dei suoi progetti, le applicazioni militari e civili ipotizzate, e il contesto storico delle sue ricerche. Le sue innovazioni, sebbene modeste rispetto ai progressi internazionali, rappresentarono un contributo significativo allo sviluppo della missilistica in Italia.

1. Introduzione Negli anni ’30, la corsa alla propulsione a razzo vide il contributo di numerosi scienziati e ingegneri in tutto il mondo. In Italia, l’ingegnere torinese Belmondo sperimentò con sistemi di propulsione innovativi, concentrandosi su razzi stabilizzati con giroscopi e dotati di impennaggi per il controllo della traiettoria.

2. Principi di Funzionamento dei Razzi di Belmondo I razzi sviluppati da Belmondo erano costruiti in bachelite, una resina fenolica molto utilizzata all’epoca. Le principali caratteristiche tecniche includevano:

  • Lunghezza: circa 60 cm
  • Propulsione: sistema a propellente liquido
  • Stabilizzazione: giroscopi accoppiati a impennaggi
  • Distanza raggiunta: fino a 3 km
  • Altitudine massima: diverse migliaia di metri

Il sistema di stabilizzazione era cruciale per mantenere la traiettoria, compensando eventuali deviazioni dovute a irregolarità aerodinamiche o condizioni atmosferiche avverse.

3. Applicazioni e Prospettive di Sviluppo Belmondo immaginava diverse applicazioni per i suoi razzi, tra cui:

  • Guerra psicologica: diffusione di volantini propagandistici dietro le linee nemiche
  • Missilistica a lunga autonomia: sviluppo di sistemi con motori a reazione per prolungare la spinta iniziale
  • Illuminazione e segnalazione: carichi di magnesio per creare effetti visivi spettacolari

4. Esperimenti Noti Uno degli esperimenti più celebri avvenne il 7 ottobre 1939 a Valle Ceppi, nei pressi della basilica di Superga. Un razzo con una sfera di magnesio di 1 kg fu lanciato creando un intenso bagliore visibile a distanza, generando curiosità e preoccupazione tra la popolazione locale.

5. Confronto con gli Sviluppi Internazionali Sebbene i razzi di Belmondo non raggiungessero la sofisticazione dei modelli sviluppati da Robert H. Goddard negli Stati Uniti o dal team tedesco guidato da Wernher von Braun, essi rappresentavano un’interessante innovazione nel panorama italiano. Il loro sviluppo evidenziava la necessità di un maggiore investimento nella ricerca missilistica.

6. Fondazione del Centro di Ricerca Nel 1938, Belmondo fondò un centro di ricerca dedicato allo studio della propulsione a razzo, situato nei pressi di Torino. Questo laboratorio divenne un punto di riferimento per gli esperimenti missilistici italiani e attirò l’interesse di vari enti militari e accademici.

7. Conclusioni Le ricerche di Belmondo, pur non sfociando in applicazioni pratiche su larga scala, dimostrarono il potenziale della propulsione a razzo in Italia. Il supporto delle autorità militari, come il generale Giuseppe Valle, suggerisce che questi esperimenti fossero considerati con interesse per il futuro dello sviluppo aerospaziale nazionale.

8. Riferimenti Bibliografici

  • Query Online. “Torino, 1939: Razzi, Missili e False Comete.”
  • Documentazione dell’Aeronautica Militare Italiana sugli esperimenti missilistici pre-bellici.
  • Studi sulla missilistica internazionale negli anni ’30 e ’40.

Parole Chiave: razzi, Belmondo, propulsione a razzo, bachelite, aerodinamica, missilistica, Italia anni ’30.

 

________________________________________________________________

Pubblicazione gratuita di libera circolazione. Gli Autori non sono soggetti a compensi per le loro opere. Se per errore qualche testo o immagine fosse pubblicato in via inappropriata chiediamo agli Autori di segnalarci il fatto è provvederemo alla sua cancellazione dal sito

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

18 + venti =