Il Piano De Courten era un piano segreto elaborato nel 1944 dal governo italiano in esilio a Brindisi, con l’obiettivo di difendere i confini orientali dell’Italia dall’avanzata delle truppe comuniste jugoslave del maresciallo Tito.

Il piano prevedeva lo sbarco di un corpo di spedizione italiano in Istria, con il compito ufficiale di partecipare alla cacciata dei tedeschi, ma in realtà con quello segreto di difendere l’italianità di Trieste e dell’Istria dalle mire di annessione territoriale progettate dagli slavi.

Il piano fu elaborato dal’ammiraglio  Raffaele De Courten, allora capo di stato maggiore della Marina italiana, e fu approvato dal governo italiano in esilio. Il Comando Alleato inizialmente appoggiò il piano, ma poi lo revocò, temendo di inasprire le relazioni con la Jugoslavia comunista.

L’annullamento del piano De Courten fu un duro colpo per le aspirazioni italiane di mantenere l’integrità territoriale nei Balcani. In seguito, la Jugoslavia comunista riuscì a occupare la Venezia Giulia e l’Istria, che furono annesse alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Il Piano De Courten è stato oggetto di studi e dibattiti storici. Alcuni storici hanno sostenuto che il piano avrebbe potuto essere una valida alternativa alla soluzione di compromesso che fu poi adottata, che portò alla divisione della Venezia Giulia e dell’Istria tra Italia e Jugoslavia. Altri storici hanno invece sostenuto che il piano era irrealistico e che avrebbe portato a un conflitto aperto con la Jugoslavia comunista.

Il Piano De Courten prende il nome dall’ammiraglio di Squadra Raffaele De Courten, che era Ministro della Marina nel governo Bonomi del Regno d’Italia, al Sud, nel periodo 1944-45. Questo piano era un progetto nato al Sud e riguardava l’elaborazione di un piano di sbarco in Venezia Giulia ed in Istria di reparti del Sud in accordo con la Marina della RSI e con la X Flottiglia MAS in particolare.

Il comandante MOVM Junio Valerio Borghese, riferisce sui rapporti con le Autorità del Sud, ha elencato diverse persone che avevano preso contatto con lui durante i 20 mesi di vita della RSI e della X Flottiglia MAS. Tuttavia, nessuna delle missioni di queste persone era relativa ad uno sbarco da proteggere. De Courten aveva semplicemente raccomandato che la X Flottiglia MAS e la Marina della RSI si opponessero alle armate comuniste di Tito in difesa dei confini orientali dell’Italia.

De Courten aveva incaricato Borghese di realizzare il suo “piano”, mandando Lenzi a Trieste. Per poter fare ciò in un territorio occupato e controllato dai tedeschi, era necessario avere un piano operativo di copertura credibile. A questo scopo, fu istituito ufficialmente il Comando dei Mezzi d’assalto dell’Alto Adriatico, che era una copertura per gli scopi reali del piano.

Lenzi aveva il compito di esaminare attentamente l’ambiente e di stabilire contatti con le personalità di Trieste, con i gruppi di patrioti istriani ed italiani, e con altri gruppi anche slavi di chiara tendenza antititina, al fine di capire quale sarebbe stata la loro reazione al ritiro delle truppe tedesche e ad uno possibile sbarco di forze italiane del Sud, al fine di impedire che il vuoto creato dai tedeschi fosse riempito dai partigiani di Tito.

Pertanto i reparti della X Flottiglia MAS furono distribuiti in varie località, tra cui Trieste, Cherso, Fiume, Pola, Brioni e Portorose, in preparazione dello sbarco. A Trieste, il comandante Lenzi era incaricato di coordinare i movimenti di sbarco del Sud del “San Marco”, che avrebbe dovuto avvenire da sole navi italiane, secondo un progetto di De Courten che prevedeva lo sbarco di forze italiane del Sud in Istria.

 

I reparti della X Flottiglia MAS erano stanziati:

  • A Trieste il battaglione “San Giusto” al comando del capitano di corvetta Ezio Chicca, con comandante in seconda il tenente di vascello Aldo Congedo proveniente da Bordeaux. Era un battaglione su tre compagnie più la compagnia di comando. Ricevette le insegne di combattimento, dono delle donne di Trieste, nella chiesa di San Giusto nel corso di una solenne cerimonia. Madrina era Ida De Vecchi, valorosa patriota triestina. Fra i presenti, il figlio di Nazario Sauro.
  • A Cherso, isola del Quarnaro vicino a Fiume, la compagnia “Adriatica”, al comando del tenente di vascello Giannelli con 150 uomini.
  • A Fiume la compagnia “D’Annunzio”, al comando del sottotenente di vascello Francesco Vigiak. Distaccamenti erano a Laurana, Lussingrande e Lussinpiccolo. Era composta da 130 uomini.
  • A Pola la compagnia “Nazario Sauro”, al comando del capitano di corvetta Baccarini e del tenente di vascello Aldo Scopigno. Era composta dai marò del “San Marco” rimasto a Pola dopo che il deposito del reggimento era confluito nella 3a Divisione fanteria “San Marco”. Era composta da circa 300 uomini.
  • A Pola la base dei sommergibili C.B. e C.M. al comando del tenente di vascello Giangrossi e (verso la fine) del tenente di vascello De Siervo.
  • A Brioni 80 uomini della base Est dei Mezzi d’assalto, al comando del tenente di vascello Nesi.
  • A Portorose la scuola Sommozzatori del “gamma”, al comando del tenente medico Moscatelli.
  • A Trieste il comandante Lenzi, che avrebbe dovuto coordinare i movimenti di sbarco del Sud del “San Marco”, proveniente da sole navi italiane, sbarco progettato da De Courten, proteggendolo con il Gruppo d’artiglieria “Colleoni” della Divisione “Decima” e con altri reparti della medesima Divisione.

Il piano di sbarco fu ostacolato dal presidente degli Stati Uniti, che voleva mantenere buoni rapporti con l’Unione Sovietica e i suoi stati satelliti.

 

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