Napoli e la tradizione esoterica egizia

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Emblema della Loggia Perfetta Unione fondata a Napoli nel 1728
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Questo humus fecondo di saperi, indussero il Principe a creare all’interno delle sua Loggia la Perfetta Unione, fondata nel 1728,  ai più nota come la “Di Sangro”, che già adottava il Sistema degli Alti Gradi della Massoneria Scozzese, una ulteriore “Circonferenza Interna”.

In quel tempo infatti, esistevano a Napoli tre Logge:

  • la Carafa,
  • la Moncada
  • la Di Sangro

Le logge prendevano i nomi dai Venerabili Maestri che le dirigevano.

Quella del Principe, contava ben 280 Fratelli, annoverando nel piedilista i nomi più illustri del Regno di Napoli.

Il Gran Maestro quindi creò un “Cerchio Interno” che diede vita agli Arcana Arcanorum, individuando i Fratelli più innanzi sul Cammino dell’Arte Regia, selezionandoli fra Massoni Aristocratici ed appartenenti ai ranghi più elevati della gerarchia militare, unitamente ad esponenti all’alta Nobiltà legata alla corte, che già operavano con gli Alti Gradi Scozzesi. Questo “Cenacolo Iniziatico”, che univa i migliori Ermetisti del Regno, prese il Titolo Distintivo “Rosa d’Ordine Magno”.

Il Cenacolo, era destinato esclusivamente a quanti avessero significative nozioni Ermetiche, volto a praticare una strutturata forma di Massoneria fortemente Operativa, la quale arricchita di un celato simbolismo e colma di molteplici aspetti Rituali vicini al mito Osirideo, generò il primo nucleo Iniziatico della nascente Massoneria Egizia. Annoverava figure di spicco quali il suo primogenito Don Vincenzo di Sangro, il Barone di Tschudy, Don Paolo d’Aquino, Principe di Palena ed altri Illustri Fratelli quale il Principe di Tricase, il Duca di Capodichino, il Principe Michelangelo Caetani, tutti legati da un rapporto Sottile oltre che di parentela con il Principe Don Raimondo. Un’altra figura di grande spicco fu quella di Don Gennaro Maria Carafa Cantelmo Stuart, Principe della Rocella, il quale portò in dote al Sodalizio Ermetico Egizio la sua discendenza Templare, pervenuta attraverso la trasmissione Giacobita del ramo partenope degli Stuart, legati da aviti vincoli di sangue alla sua Casata. Una manifesta discendenza Templare in Napoli era già presente, con evidenti testimonianze sin da remoti tempi  e pare influenzò il Principe di San Severo, nella realizzazione della famosa Cappella, con particolare riferimento al Velario del Cristo. Il San Severo pertanto dimessosi nel 1751 dalla sua Dignità Ufficiale di Gran Maestro della Massoneria Napolitana, a causa di un editto Regio emanato dal Sovrano Re Carlo III di Borbone il 10 luglio 1751, volto a vietare la prosecuzione di Attività Massoniche nel Regno, poté dedicarsi con il suo ristretto numero di adepti a portare avanti un discorso più spirituale ed ermetico, un vero Cammino Iniziatico, diverso da quel modo di condurre la Massoneria in Napoli, che aveva sofferto di una profonda divisione interna, generata dall’enorme differenza di vedute che aveva portato ad una spaccatura netta nell’Istituzione, faticosamente ricongiunta dal Gran Maestro Di Sangro. Il Principe, da grande Iniziato, certamente non condivideva l’idea che in seno ad un Ordine Ermetico, così come lui lo intendeva, potessero sorgere diatribe profane. Quindi non appoggiando né l’operato di una frangia, composta prevalentemente da mercanti francesi ed inglesi e rappresentanti della borghesia e da sottufficiali dell’esercito Borbonico, né quello dell’altra ala Massonica, costituitasi nei migliori salotti dell’Aristocrazia Napoletana, attingendo agli Alti Ranghi dell’esercito e annoverando figure importanti della gestione amministrativa e politica del Regno. Le due realtà mal convivevano e l’indole più mutualistica dei primi e più politica e mondana degli altri, non erano certo in asse con il pensiero Ermetico del Principe, il quale intendeva la Massoneria, come un Percorso di Luce e di Palingenesi.

Questo realmente spinse Don Raimondo di Sangro a svincolarsi da un Cammino che da Massonico, rischiava di divenire meramente associativo, per crearne uno fortemente Operativo e Teurgico continuando così il suo Grande Magistero in seno al Rito Egizio Tradizionale. Insieme ai suoi Discepoli darà vita alla “Scala di Napoli” una via Operativa Tradizionale, giunta fino ai nostri giorni in un ininterrotto tramando Iniziatico, la quale nel tempo ispirerà molteplici filoni, che si svilupperanno fra Lione, Bordeaux e Parigi generando nei lustri nuove importanti realtà Massoniche, che si diffonderanno nei due Emisferi. Don Raimondo di Sangro prima della sua morte avvenuta nel 1771, lasciò la guida del suo Cenacolo Ermetico e del Rito Egizio Tradizionale, al suo Primogenito e Discepolo Don Vincenzo di Sangro per linea diretta di sangue, che ne raccoglierà il Grande Magistero. Il Pensiero del Principe visse e si trasmise nella nobilissima Famiglia dei Di Sangro e poi ancora due volte nella Casata dei d’Aquino, per continuare la sua prosecuzione nei secoli a venire tramite un ermetico ed ininterrotto tramando trasmesso dalla Bocca all’Orecchio, ad oggi pervenuto a Noi da Maestro a Discepolo unitamente alle Ritualità ed agli Archivi Riservati del Rito. Numerose e lunghe ricerche esegetiche svolte in Archivi Storici quali la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III in Napoli e sostanzialmente presso gli Archivi Segreti in Vaticano sui documenti della Nunziatura Apostolica di Napoli e gli spacci della Polizia Ecclesiastica nel Regno di Napoli, hanno supportato con criterio scientifico la valenza delle fonti.

Liberamente da tratto : 

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