#3 La Carta di Bologna (1248)

Statuti e Regolamenti della società dei maestri del muro e del legno.

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Il documento normativo più antico del mondo sulla massoneria operativa tardo medioevale.

Lo «Statuta et ordinamenta societatis magistrorum muri et lignamiis» – che noi, per semplicità e per immagine rappresentativa, abbiamo chiamato Carta ­di Bologna 1248 e che così ormai viene anche da altri definita e perciò così qui continueremo a chiamarla – è stato redatto in latino in Bologna in data 8 agosto 1248 a cura di un notaio per disposizione del Podestà Bonifacii De Cario ed è conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna. Lo «Statura» del 1248 è redatto in un tornione pergamenaceo in carte non numerate – ora contrassegnate 1-3 di mm. 416 x 275 in vari tratti danneggiate dal tempo. Tale documento bolognese è rimasto ignorato dagli studiosi di storia della Massoneria, anche se era stato edito da A. Gaudenzi nel “Bollettino dell’Istituto storico Italiano” (n. 21 del 1899) contenente il saggio, Le Società delle Arti in Bologna. I loro statuti e le loro matricole, di rilevante interesse storiografico, sfuggito però ai cultori della storia della Massoneria. La Carta di Bologna, integrata da documenti del 1254 e 1256, è stata riprodotta, con pregevoli saggi di commento e con fotografie, in un volume fuori commercio intitolato, Muratori in Bologna. Arte e società dalle origini al secolo XVIII, edito dal Collegio dei costruttori edili di Bologna nel 1981. Questo volume contiene pregevoli saggi di Diego Cuzzani, Franco Bernasconi, Claudio Comani, Edoardo Rosa, Giorgio Tomba. che però non rimarcano gli aspetti collegabili con la Massoneria «operativa». Molta letteratura riporta le origini mitiche della Massoneria e noi da essa ci dissociamo, specialmente dalla letteratura c.d. «misteriosofica» che ricollega anche la Massoneria a miti, leggende, saghe per collegarla ad una c.d. Tradizione primordiale, trasmessa da una pretesa ininterrotta catena iniziatica ad opera di grandi iniziati o superiori occulti e che tende a dare anche alla Massoneria una spiegazione antroposofica ed elabora, con il tono delle certezze, leggende e miti di una Massoneria già esistente negli scomparsi continenti e nelle antichissime civiltà perdute. Noi non seguiamo tale indirizzo. Non di meno prendiamo atto, sul piano storico, che anche negli antichi documenti massonici – come nel Poema Regius del 1390, nel Manoscritto di Cooke del 1430-40, ed altresì nelle Costituzioni di Anderson del 1723 e nei Rituali massonici vigenti vi è un richiamo ad origini mitiche della Massoneria – con Euclide in Egitto, con Re Salomone, con il maestro Hiram, con Vitruvio ecc. – ma, a nostro avviso, ciò ha più un valore simbolico di collegamento e come affermazione che nasce con l’uomo il desiderio di elevazione spirituale e che da quando l’uomo cominciò ad elevare Templi all’idea di un Essere Supremo Creatore iniziò il cammino dell’Umanità verso la Luce e quindi nacque una Massoneria, intesa come ricerca esoterica di perfezionamento interiore e di progresso dell’Umanità. Al di là delle origini mitiche prospettate per la Massoneria e volendo restare nel campo della ricerca storiografica, ai limitati fini della nostra indagine – senza negare che siano esistite confraternite muratorie in Egitto, in Grecia, in Palestina, a Roma, presso gli Etruschi ed i Celti – il documento organico più antico sulla struttura di un’associazione libero muratoria «operativa» medioevale, fino ad ora, era ritenuto il c.d. Poema Regius datato 1390, riguardante le Costituzioni in vigore nelle Craft libero muratorie anglosassoni, nelle quali si fa riferimento ad una antecedente regolamentazione, non reperita, redatta sotto l’egida di Re Atelstano (o Altestano) da alcuni indicato attorno al 970-1000 dc., ma forse, più attendibilmente, attorno al 910-930. La Carta di Bologna del 1248 rappresenta quindi il più antico documento normativo reperito, fino ad ora, nel mondo sulla libera muratoria operativa. Infatti precede di ben 142 anni il Poema Regius inglese (1390), di 182 (192) anni il Manoscritto di Cooke (1430-40), di 219 anni lo Statuto di Strasburgo riconosciuto al Convegno di Ratisbona del 1459 e che poi venne suffragato dall’Imperatore Massimiliano nel 1488, di 59 anni il Preambolo Veneziano dei Taiapiera (1307). Lo studioso spagnolo José Antonio Ferrer Benimeli nel suo commento sulla Carta di Bologna del 1248 afferma: «Tanto per l’aspetto giuridico, quanto per quello simbolico e rappresentativo, lo statuto di Bologna del 1248, ed il suo contorno, ci pone in contatto con una esperienza costruttiva che non era stata conosciuta e che interessa la moderna storiografia internazionale, soprattutto della Massoneria, perché lo situa, perla sua cronologia ed importanza, prima d’ora non conosciuta, all’altezza del manoscritto britannico Poema Regius, del quale è di molto anteriore, che prima d’ora era considerata l’opera più antica ed importante». La Carta di Bologna ci appare inoltre importante perché ad essa si trae conferma su quanto asserito nel «Libro delle costituzioni» del 1723 di Anderson, in cui nella relazione al testo si precisa che esso fu redatto dopo «avere esami nato diverse copie avute dall’Italia, dalla Scozia e da diverse parti dell’Inghilterra» di antichi statuti e regolamenti della massoneria operativa e l’esame dello stesso «contenuto» della Carta di Bologna fa supporre che il suo testo abbia potuto essere fra quelli consultati da Anderson.
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