Military History

GLI ESORDI DELLA MASSONERIA NAPOLETANA

Sono precocissimi i rapporti fra gli ambienti ermetici napoletani e l’appena nata massoneria speculativa, risale infatti al 1728 la nascita a Napoli della Rispettabile Loggia “Perfetta Unione”, il cui motto fu “Qui quasi cursores lampada tradunt”. Essa fu eretta su richiesta di Giorgio Olivares e Francesco Xaverio Geminiani, tra l’altro questa è in assoluto non solo la prima Loggia napoletana ma altresì la prima loggia italiana di cui sia abbia notizia certa ed avrà, come vedremo, un ruolo rilevante nella genesi della massoneria egiziana.

 Già il simbolo scelto da questa Loggia ci parla di un interesse spiccato dei suoi membri per l’antico Egitto e per l’ermetismo, raffigurando una sfinge in campo aperto sul cui fianco campeggia una luna; a far da sfondo una piramide cui si accede passando attraverso due colonne, e sul vertice della piramide risplende un magnifico sole allo zenith.

Le due colonne sono evidentemente quelle del tempio di Salomone, tanto care ai massoni, ma il fatto che qui siano anteposte all’ingresso della piramide anziché a detto tempio, sta a dimostrare proprio che il sapere custodito dalla massoneria in generale e da quella Loggia in particolare, proviene in realtà dall’antico Egitto, culla di ogni sapere iniziatico.

Che proprio la Perfetta Unione abbia costituito il primo nucleo di ciò che in seguito diventerà il Rito di Mizraim,[1] detto anche Rito Egiziano, lo dimostra altresì il suo piedilista che raccolse ben presto personalità eminenti della cultura ermetica napoletana come Don Raimondo di Sangro principe di Sansevero, il principe Gennaro Carafa Cantelmo Stuart della Rocella, il Cavaliere d’Aquino di  Caramanico ed Henri Théodor Tschoudy, per citarne solo i nomi più noti.

Raimondo di Sangro fu iniziato in massoneria a Parigi il 24 maggio 1737, mentre Gennaro Carafa lo fu nel luglio dello stesso anno, entrambi nella Loggia del Duca di Villeray. Rientrati in Italia i due principi si affiliarono immediatamente alla Perfetta Unione, della quale Raimondo di Sangro diverrà Venerabile nel 1744. A partire dal 1745 frequentò quella Loggia anche Henri Théodor Tschoudy, autore di una celebre opera massonico-alchemica intitolata “Etoile Flamboyante”, pubblicata nel 1766, e contenente parte del sapere ermetico che costui aveva appreso a Napoli dal Principe di Sangro che fu suo Maestro e mentore. Prova ne sia che in detta opera è riportato anche un discorso tenuto in Loggia dal principe di Sangro nel 1745, in occasione di una iniziazione al grado di apprendista.

Grazie al sapere ermetico appreso all’interno della Perfetta Unione, Tschoudy potè più tardi fondare un proprio Rito Adonhiramita, ad impianto eminentemente ermetico, nel quale gradi come “Cavaliere della Volta Segreta di Perfezione”, “Cavaliere del Sole”, “Commendatore degli astri”, “Cavaliere della Fenice”, “Cavaliere dell’Iride”, “Cavaliere dell’Aquila Nera”, “Vero Massone” ecc., costituiranno lo strumento di elezione per la trasmissione e la diffusione in tutta Europa del sapere magico ed alchemico di origine prettamente partenopea. Occorre inoltre far rilevare che proprio questi gradi costituiranno la struttura portante del futuro Rito di Mizraim, che assieme a quello di Cagliostro maggiormente interessa alla nostra storia.

            Del resto gli scambi culturali ed ermetici che la PerfettaUnione intrattenne in quel periodo non sono limitabili a quelli posti in essere dallo Tschoudy, poiché già nel 1738 essa fu in relazione con una Loggia romana denominata, guada caso, Misraim, fondata da Sir Martin Folkes, il quale fu presidente a Londra sia della Royal Society che dell’Egyptian Club. Al proprio fondatore la Loggia romana fece dono nel 1738 di una medaglia commemorativa, in occasione della sua partenza da Roma per sfuggire all’amore ardente di Santa Romana Chiesa, medaglia recante una effige pressoché identica al sigillo della Perfetta Unione, e attualmente conservata al British Museum.

Da segnalare anche che nel febbraio del 1739 Sir Martin Folkes pubblicò un opuscolo dal titolo “Relation apologique et historique de la Société des Francs Macons”, apparso anonimo, nel quale si espone una dottrina di sapore prettamente ermetico-alessandrino. Ovviamente quest’opera a Roma fu condannata ad essere bruciata per mano del boia e anche i membri di quell’officina avrebbero fatto la stessa fine se l’intera Loggia non si fosse assonnata poco dopo la pubblicazione della bolla pontificia “In Eminenti” di Clemente XII, che segnò la mai revocata scomunica della massoneria da parte dell’ecumenica e tollerante Chiesa Cattolica.

            Non ci resta da segnalare che quanto scrive Renato Soriga,[2] secondo il quale si deve al Principe di Sangro e al suo entourage l’elaborazione nel 1747 del primitivo nucleo del Rito di Misraim (altrimenti detto Rito Egiziano). Questo dato offerto dallo studioso conferma quanto trasmesso dalle fonti tradizionali del Rito, le quali vogliono che sotto il Magistero di Raimondo di Sangro il 10 dicembre 1747 sia stato fondato il nucleo originario di quello che nella nostra storia abbiamo definito Grande Oriente Egiziano, sotto il titolo distintivo di Antico e Primitivo Ordine Egizio o Rito di Mizraim.

Come ho già detto precedentemente i nomi dei suoi fondatori sono sotto gli occhi di tutti ma non tutti sanno dove guardare e poiché questo elenco è per il momento destinato a rimanere ancora “sotto squadra e compasso”[3] non sarò io a rivelare ciò che non mi compete.

[1] Misraim, o Mizraim che dir si voglia, è il termine ebraico che la bibbia usa per definire la terra d’Egitto. Si tratta di un termine duale ad indicare, secondo il filologi, il fatto che il regno d’Egitto era il risultato dell’unione di Alto e Basso Egitto, unificati da Menes, il primo faraone che portò il titolo di “Signore delle due Terre”. Viceversa, secondo l’ermeneutica iniziatica questo termine è leggibile ben altrimenti. Ermeticamente, colui che ha la potestà di unire l’Alto e il Basso è un Pontefice per eccellenza, lo Jerofante che ha il potere di riunire ciò che è diviso e di unificare ciò che è duale. [2] Renato Soriga, Le società segrete, l’emigrazione politica, e i primi moti per l’indipendenza, Modena, Soliani, 1942. [3] Questa è la dizione simbolica che si usa in massoneria per indicare la necessità di mantenere riservata una cosa, quale che sia. Nei testi ermetici è usata invece agli stessi fini la dizione “sub rosa”. di Giuliano Kremmerz Tratto da http://www.giulianokremmerz.it/STORIA/Storia/19_Gli_esordi_della_massoneria_napoletana.htm]]>
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