IL CULTO DI HORUS, OSIRIDE E ISIDE NEL CRISTIANESIMO

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Proseguiamo il nostro viaggio nella tradizione del Natale, questa volta in Africa nord orientale. Le analogie più sconcertanti con molti elementi che ordinariamente consideriamo cristiani, infatti, si riscontrano nella tradizione egizia, che affonda le sue radici oltre i 3000 anni prima della nascita di Cristo.

Nell’antico Egitto, Il 24/25 Dicembre era festa grande: in tale data si festeggiava la nascita di Horus il dio Sole Bambino. Il culto di Horus e della madre Iside – come abbiamo già visto – ebbe  successivamente molta diffusione in Roma nei primi due secoli d.C. Alcuni imperatori edificarono templi in suo onore e furono suoi devoti. In Egitto vi era addirittura una città dedicata al dio Sole – la famosa Heliopolis – con una numerosa classe sacerdotale dedicata al suo culto e alla sua diffusione. Ad Heliopolis il 24-25 dicembre, già nel 1400 A. C., si celebrava la festa del dio Sole, Ra, considerato anche lui Figlio del Sole e Sole egli stesso. A sua volta, Horus – il dio Sole bambino – era frequentemente rappresentato con la corona solare in testa. Il Colosso di Rodi (300 a.C.), una delle sette meraviglie dell’antichità, rappresentava proprio il dio Sole Helios e richiese dodici anni di lavoro. 
Nel corso dei millenni, in Egitto, il dio sole assunse svariati nomi: RaAtonOsirideHorus e Serapide (quest’ultimo, introdotto da Tolomeo nel III secolo A. C., comparve come attributo addirittura a fianco di nomi di imperatori romani). Interessante il culto del dio Sole Aton, introdotto circa nel 1350 a.C. dal Faraone Amenophi IV – poi Akhenaton – marito di Nefertiti. Fu il primo culto monoteista e universalista della storia umana, ma fu molto presto spazzato via dalla rivolta dei sacerdoti politeisti (alla morte di Akhenaton, il figlioletto Tutankamon, cooptato dai sacerdoti integralisti, divenne faraone, ripristinando il politeismo. Curiosamente, circa un secolo dopo (ma per certe ipotesi storiche più o meno proprio in quel periodo) un popolo monoteista migrò (o fuggì?) dall’Egitto verso la Palestina, guidato dal profeta Mosè. Risulta davvero strana la coincidenza… Comunque, i culti egiziani del dio Sole hanno forse più di tutti influenzato il cristianesimo e lo stesso ebraismo (gli ebrei vissero per secoli in Egitto) essendo precedenti ad entrambe queste ultime religioni. Ma vediamo le strabilianti coincidenzeHorus è partorito da una vergine, ha avuto dodici discepoli, è stato sepolto e poi resuscitato, ha ridato vita a un morto (El Azar us= Lazzaro), era soprannominato la “Verità”, la “Luce”, il “Messia”, il “buon Pastore”, il “Krist” (l’Unto). Era denominato anche “fanciullo divino” e Iusa, figlio prediletto. Il padre divino di Horus era Osiride, con cui egli si identificava («Io e mio Padre siamo Uno»), mentre il padre terreno era Seb (Giuseppe); il dio Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio virginalmente. Horus nasce in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni. A dodici anni insegna nel tempio e poi scompare fino ai trent’anni. Horus viene poi battezzato sulle rive di un fiume da Anup (Giovanni) il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combatte quaranta giorni nel deserto contro Set (Satana), compie numerosi miracoli e cammina sulle acque… Sembrerebbe abbastanza, no? Sia chiaro che non intendo qui affatto negare la realtà dell’esistenza di Gesù, né della sua natura divina. Il suo compito è stato immenso e ciò che Egli ha portato ha davvero contraddistinto la sua era, producendo un salto evolutivo planetario. Tuttavia, il racconto delle sue “gesta” è – come sempre – stato influenzato dalla cultura esistente, attingendo a piene mani dalla Tradizione. Tutto qui. Quando prendiamo alla lettera certe vicende, quindi, forse dovremmo farci venire un dubbio, e invece di accettarle paro paro, dovremmo interrogarci sul loro valore simbolico, culturale e – magari – esoterico… Torniamo all’Egitto: con Iside e OsirideHorus costituisce la “trinità” egizia. A Luxor, su edifici risalenti al 1500 a.C. si possono vedere immagini relative all’Annunciazione e all’Immacolata Concezione di IsideOsiride, il padre di Horus, risale a tempi ancora più arcaici dell’antico Egitto, anch’egli rappresentava il dio SoleOsiride aveva oltre 200 definizioni, avendo egli assorbito nel tempo altre divinità egiziane. Il suo culto prevedeva che si mangiassero in comunione focacce di frumento, considerate la sua “carne”, e l’elevazione al cielo dell’ostensorio. Osiride fu dall’inizio alla fine considerato il dio che soffrì e morì e, come per il Cristo, al momento della sua morte il cielo si oscurò. Vi era in suo onore un inno che assomiglia nell’invocazione al Padre Nostro«O Amen, che sei nei cieli…». Il salmo 23 della Bibbia è considerato la copia di un testo egiziano che nomina Osiride come “Buon Pastore”. Spesso Osiride era rappresentato da un occhio racchiuso in un triangolo equilatero, immagine che si può rivedere all’interno delle Chiese cristiane. A proposito dell’Ostensorio, la cui elevazione rientrava nei rituali di Osiride, contrariamente a quanto si pensa nella liturgia cristiana, non prende il nome dall’ostia, ma piuttosto il contrario: si chiamava ostensorio almeno un millennio prima di Cristo; ostiare corrispondeva a un etimo egizio (che si traslò anche nel latino) e significava “mostrare”, “far vedere”, cioè mostrare il disco solare ai fedeli. La liturgia cristiana conservò anche l’abbassamento del capo, perché nei primi riti di OsirideAton all’aperto, vi era l’accorgimento di abbassare la testa per non guardare il Sole evitando così il rischio di perdere la vista. Quando i riti di OsirideAton furono trasferiti all’interno dei templi, i sacerdoti ricorsero a un disco d’oro con i raggi intorno – appunto l’ostensorio – elevato in alto, ma rimase l’abitudine di abbassare il capo. Nel culto cristiano l’ostia consacrata risale alla fine del 1400 d.C., mentre la “forma” dell’ostia fu stabilita dal Concilio di Trento. Per spezzare i legami con il Sole pagano raffigurato nell’ostensorio, all’inizio del 1400, san Bernardino da Siena sostituì il disco d’oro luccicante con una teca contenente il simbolo dell’eucarestia, il pane. Vi sono studiosi che sostengono che molte storie presenti nei Vangeli si possono ritrovare molto tempo prima nel Libro di Enoch e nei testi dei monaci egiziani chiamati i Terapeuti, successivamente associati agli Esseni. Ma ne parleremo… Un’ultima nota: nei sotterranei di Roma (a Regina Coeli, ironia della sorte…) vi è una rappresentazione di Horus, allattato dalla madre-vergine Iside, risalente al Secondo secolo dopo Cristo (lo stile non è propriamente egizio…). Comunque, qui accanto, la riproduzione…
Fonte: http://www.adeaedizioni.it/6-natale-il-culto-di-horus-osiride-e-iside/

 

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