Pantelleria 1943. Un falso bombardamento. #false #airstrike #usa

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Una storia da riscrivere

Il 14 giugno 1943, tre giorni dopo lo sbarco le case del centro del paese di Pantelleria, che erano state risparmiate da 140 incursioni aeree (che avevano invece distrutto tutto intorno al porto ed all’aeroporto), che si erano salvate anche dai bombardamenti navali, furono fatte saltare, invece, sorprendentemente.
Perché? Perché si doveva riprendere  su pellicola cinematografica l’effetto dirompente dei bombardamenti dell’aviazione americana.

Iniziavano così varie pittoresche “ricostruzioni” – fabbricate con cinematografica maestria ed apparenza di verosimiglianza – di quella serie di pellicole, che si dissero “documentarie”, ma che erano smaccatamente propagandistiche, intitolata “Combat Film”.
Secondo alcuni testimoni tuttora viventi, fu previsto un finto attacco aereo di B17 e B24, che sganciavano sacchi di sabbia, mentre gli artificieri americani facevano saltare le case, con effetti meglio mirati di quel che avrebbero fatto le bombe vere. ( 8 min. nel filmato )

Si salvò il castello medievale, ma soltanto perché un artificiere sbagliò qualcosa; si ebbe così il secondo caduto americano; il primo sarebbe stato ucciso dal calcio di un leggendario asino dantesco, che, evidentemente, non aveva voluto obbedire agli ordini dell’ammiraglio.
In un sussulto di resipiscenza umanitaria, ma non abbastanza per voler lasciare un tetto ai civili, avevano fatto sgombrare il paese da tutti gli abitanti, che però assistettero allo scempio dalle colline circostanti, da dove pure si facevano le riprese cinematografiche. Ma l’errore delle riprese da terra dimostra da solo che la scena è stata ripresa dopo lo sbarco, in quanto l’operatore ed i suoi assistenti mai avrebbero potuto trovarsi sul posto prima dell’invasione dal mare .
Per riparare all’errore lo speaker racconta oggi di una ritorsione tedesca a forza di Stukas e Messerschmitt sull’isola appena “liberata”, ma i molti testimoni non hanno visto nessun caratteristico bombardiere in picchiata, come erano gli Stukas, assolutamente non confondibili con le sagome enormi dei B17 e B24.

Tornando alle vicende dell’11 giugno in Pantelleria, a conferma della cocente ripulsa ad arrendersi in quel modo ignominioso, da parte di ufficiali, soldati e marinai, mi piace raccontare un episodio significativo, che mette in risalto le virtù dei combattenti italiani anche quando l’avversa fortuna sembra non lasciare alcuna via di scampo.
Una cinquantina di difensori dell’isola, tenaci soldati e marinai che non vollero arrendersi neanche dopo lo sbarco, quando le truppe inglesi ormai stavano per raggiungere le zone più lontane dal porto, avendo tentato una impossibile guerriglia, decisero di abbandonare Pantelleria; partirono con otto barche di pescatori per un’epica traversata a vela verso la Sicilia. Ma furono intercettati e mitragliati da un cavalleresco aereo inglese. Sette barche gravemente danneggiate si capovolsero e molti naufraghi persero la vita; soltanto una piccola barca, comandata dal guardiamarina Luigi Montanari, riuscì a sfuggire al feroce mitragliamento dell’aereo inglese e ad allontanarsi col favore delle tenebre frattanto sopraggiunte.
Mantenendo la rotta a nord, si dileguarono protetti dalla notte, ma dopo qualche ora, mentre erano tesi ad ascoltare ogni più piccolo indizio del nemico in caccia, avvertirono il ronzio lontano di un motore in rapido avvicinamento. In prima ipotesi si pensò ad un mas inglese, e si ammainò la vela per passare inosservati, ma poi il tipico, inconfondibile rumore dei motori Isotta-Fraschini dei mas italiani dette la certezza di aver incontrato dei camerati; allora accesero dei fiammiferi. Furono visti ed immediatamente accostati dal battello amico, rifocillati cameratescamente e poi rimorchiati in Sicilia .

 

Articolo originale:

estratto da:

RETROSCENA DELLA RESA DI PANTELLERIA
Di Francesco Fatica da Storia del Novecento, anno V, n. 52, luglio 2005
www.isses.it

Note:
1) Roberto Alajmo, Ciak, si bombarda, su “L’Ultima Crociata”, anno LIII – N. 5 – giugno 2003
2) Guido Cassinelli, Appunti sul 25 luglio 1943. Documenti di Azione, Ediz. Sapri, Roma, 1944, ripresi in Stelvio Dal iaz, La sconfitta necessaria dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Il ruolo della massoneria nell’azione di sabotaggio ai combattenti italiani, La Biblioteca di Babele Edizioni, Modica (RG), 2004.
3) Stelvio Dal Piaz, op. cit., pag 46.
4) Piero Barone, La capitolazione di un grande esercito, in “Storia Verità”, Roma, settembre-ottobre 2000, citato da Stelvio Dal Piaz, op. cit., p. 35.
5) Erano massoni che manovravano subdolamente secondo le direttive avute dalla loggia di londra.
6) Riportato integralmente da Mino Caudana e Arturo Assante, Dal regno del Sud al vento del Nord, C.E.N., Roma, III edizione 1963, p. 8.
7) Tullio Marcon, I muli del mare, Edizioni Storia Militare, Parma, 1998, Alberelli srl edizioni speciali 3^ edizione, pp. 138-139.

da Storia del Novecento, anno V, n. 52, luglio 2005

 

 

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