Cacciatori di carri: nuovo metodo di lotta individuale contro il carro armato. #war

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Quando più avanti parleremo delle armi a disposizione del cacciatore ci accorgeremo che la necessaria scioltezza nei movimenti della squadra enfatizzata al punto III della circolare, era assicurata senz’altro dalla natura dell’armamento a disposizione.

Delle due istruzioni, citate in chiusura, per noi riveste particolare interesse la N. 4360 “Impiego e addestramento dei cacciatori di carri” data a Roma nel novembre del 1942.
Proprio casualmente, guarda a volte le stranezze della vita, nell’archivio di Ferreamole, ne ho trovato una copia che ora andremo riassumere.

In premessa si dice che il Carro Armato, nonostante la sua presunta invulnerabilità, può essere affrontato e sconfitto in uno scontro ravvicinato da pochi uomini, che, in grado di vincere il panico causato dall’avvicinarsi del mezzo, sappiano, con ardimento e astuzia, sfruttare i diversi punti deboli presenti sui carri nemici.

Perfetto addestramento, conoscenza approfondita delle armi a disposizione, coraggio e predisposizione all’iniziativa individuale qualificano il cacciatore di carri.

I mezzi offensivi da impiegarsi:

– bombe controcarro dirompenti;
– bombe incendiarie e lanciafiamme d’assalto;
– bombe a mano ordinarie, fumogene e fumogene incendiarie;
– artifizi fumogeni;
– mine anticarro;
– pali di ferro;
– punteruoli conici;

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I mezzi difensivi:

– buche individuali;
– fossi, muri, gradini naturali,
– abitazioni;
– alberi di grosso fusto.

I procedimenti:

Per ottenere prontamente l’inutilizzabilità del carro nemico, si legge, non si può prescindere dalla conoscenza delle caratteristiche comuni a tutti i mezzi corazzati oltre a quelle specifiche dei carri in uso presso il nemico nei singoli teatri di operazioni. Risulterà utilissimo, a tal fine l’esame dei cari nemici catturati e/o distrutti.

Sono caratteristiche comuni, l’esistenza:

– intorno ad ogni mezzo corazzato di una zona, più o meno ampia, in angolo morto rispetto al tiro delle armi di bordo;
– di zone meno protette o più vulnerabili, il fondo dello scafo, il tetto della torretta, il complesso esterno degli organi della trasmissione e sospensione, le parti sporgenti all’esterno degli strumenti ottici e delle armi;
le feritoie e aperture, sia della camera di combattimento che del vano motore e, ancora, la zona di appoggio della torretta girevole sulla parte fissa dello scafo.

Ecco illustrate, per immagini e sommi capi, le modalità di azione della squadra cacciatori.

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Sono caratteristiche specifiche di ciascun tipo di carro:

– le particolari limitazioni nel tiro (depressione, elevazione, direzione) delle armi di bordo;
– l’esatta ubicazione degli organi esterni cui prima si accennava, corone motrici, apparati ottici, feritoie ecc.

La conoscenza di questi elementi consente al cacciatore di avvicinarsi al carro secondo la migliore direzione, di sfruttare nel suo agire le zone di completo angolo morto, di orientare la sua azione sugli organi che, per essere meglio accessibili o maggiormente vulnerabili facilitano il pronto raggiungimento dello scopo.

Scopo che consiste nel rallentare il carro fino a fermarne la marcia, procedendo, quindi, alla completa immobilizzazione dello stesso.
Essenziale, poi, la messa fuori combattimento dell’equipaggio.

Per raggiungere tali risultati il cacciatore attenderà che il carro giunga alla sua portata sfruttando i ripari naturali offerti da buche individuali, fossi e scarpate, che gli assicurino occultamento e protezione dagli effetti delle bombe da lui stesso lanciate.

Si elencano poi, ancora sommariamente, i punti deboli di alcuni dei carri più comunemente affrontati, fino ad allora, dai nostri.

Il Cruiser ed il Matilda sul fronte dell’Africa Settentrionale.

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Gli angoli morti del Cruiser.

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Il “carro armato da 52 ton.” sul fronte russo.

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Ancora angoli morti, questa volta del T34.

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I comandanti si avvarranno delle armi controcarro, dei campi minati, dei fossati anticarro e delle cortine nebbiogene nel miglior modo al fine di agevolare il compito delle squadre di cacciatori.

 

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