Military History

“Il potenziamento delle Forze Armate nel 1943” Verbale dello Stato Maggiore Italiano del 29.01.1943.

 

Tratto da uno degli innumerevoli allegati del libro ‘Perchè perdemmo la guerra’ del generale Carlo Favagrossa, Commissario Generale per le fabbricazioni di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, riporti amo qui il verbale completo della riunione tenuta il 29 Gennaio 1943 a Palazzo Venezia presso l ‘ufficio di Mussolini su “Il potenziamento delle Forze Armate nel 1943”. Interessantissimo documento in quanto, essendo ufficiale e messo agli atti , consente al lettore di avere una reale idea della situazione delle nostre Forze Armate all’alba del quarto anno di guerra.

 

POTENZIAMENTO DELLE FF. AA.

Partecipanti: Maresciallo d’Italia CAVALLERO; Ecc. Generale SCUERO; Ecc. Ammiraglio RICCARDI; Ecc. Generale FOUGIER; Ecc. Generale AMBROSIO; Ecc. Generale AGO; Ecc. Generale FAVAGROSSA; Eccellenza HOST VENTURI; Ecc. Ammiraglio SANSONETTI; ECC. Generale BALOCCO; Generale ROSSI; Generale TORRESAN; Eccellenza INGIANNI; Generale ALFANO; Generale SIGISMONDI; Generale BRUNO; Generale LANZAFAMA; Generale GIROLA; Generale ILARI; Generale PELASIO; Generale DE VITO; Generale FRONGIA; Colonnello MONTAUTI.

Il DUCE apre la seduta comunicando, in sintesi, quanto segue:

Prima di esaminare la situazione, come si presenta in seguito agli ultimi avvenimenti, ho letto il verbale della riunione precedente ed ho constatato che avevo in essa preveduto alcuni fatti, in seguito ai quali l’attuale situazione presenta aspetti positivi e negativi. Negativi nel senso che il nemico ha preso l’iniziativa delle operazioni in terra, ha messo piede in A. S. (ndr. Africa Settentrionale) ed ha l’iniziativa per le operazioni aeree.

Positivi nel senso che il nemico tuttavia non ha ancora conseguito risultati strategici tali da cambiare la situazione. Credo che questa sarà contenuta e superata. Altro lato positivo è quello dei sommergibili che mettono in posizione dura gli anglo-americani. Per mantenere la promessa di aiuti che hanno fatto a tutto il mondo, essi devono esporre la loro navigazione a pericoli gravissimi che li angosciano.

Per quello che riguarda i nostri settori la situazione è la seguente:

Settore Mediterraneo: È rappresentato dalla Tunisia Orientale. In questo settore abbiamo mandato abbastanza forze italiane e tedesche e altre ne stanno arrivando dalla Tripolitania. A tutt’oggi il comando inglese non ha annunciato cattura di prigionieri né di materiale. Le divisioni che affluiscono verso il confine tunisino non sono complete ancora, e devono essere riassestate non tanto sotto il punto di vista morale, quanto sotto quello dell’armamento. La sosta sulla linea del Mareth deve essere utilizzata a questo scopo. L’8a armata inglese non si muoverà se non quando potrà usufruire in modo efficace del porto di Tripoli. Avevo ordinato una distruzione completa. Le fotografie che ho visto ieri dimostrano che è stato abbastanza demolito. Se vi fosse stato più tempo, cioè se l’armata corazzata avesse tenuto di più su quelle posizioni che gli stessi inglesi giudicavano sostenibili, si sarebbe potuto fare una distruzione più radicale. La necessità di questa è dimostrata dal fatto che gli inglesi sottolineano l’importanza del porto di Tripoli per i rifornimenti della loro 8a armata. Le nostre truppe in Tunisia sono rappresentate dalla Superga, da vari gruppi che portano nomi di combattenti, dalla Giovani Fascisti, dalla Spezia e dalla Pistoia. La retrovia è rappresentata dalla Sicilia ove è dislocata la divisione Livorno che S. M. il Re, durante la sua visita, ha giudicato perfettamente pronta.

L’obiettivo che pare si propongano gli anglo-americani è logico. La guerra impone la più severa logica: date certe premesse si arriva a certe conseguenze. La logica fa supporre che gli avversari, giunti al mare, tentino di tagliare in due le forze italo-tedesche che sono in Tunisia. Allora la situazione dei nostri gruppi nord e sud diventerebbe seria. La distanza delle attuali linee avversarie dal mare non è grande: 60 km. circa. Ma queste linee sono ancora al di là di una catena montuosa di circa 300 o 400 metri di quota. Bisogna impedire che la superino.

Settore Grecia: A ragione di logica, se gli anglo-americani vogliono creare un secondo fronte, la porta più conveniente non è la Sicilia. Non è certo per questa porta che si può arrivare alla Germania. Quindi è per il nemico più conveniente sbarcare in Grecia ove la popolazione è affamata e ove il nemico stesso troverebbe il concorso dell’armata Mihailovich. Inglesi e russi non sono ancora d’accordo su questo esercito. Ma sappiamo che sono tutti contro di noi. I greci non prendono l’iniziativa perché nella guerra contro l’Italia hanno avuto 100.000 perdite tra morti e feriti. Agiscono per ora solo con nuclei di armati che hanno la maschera di briganti ma in realtà sono comunisti. L’Ecc.Geloso fronteggia questa situazione ma se sbarcassero gli anglo-americani tutti i greci farebbero causa comune con essi.

Settore Albania: È un settore in cui la situazione va continuatamente peggiorando. Durante la guerra, la popolazione albanese, a malgrado dei danni subiti, ha tenuto tranquillità assoluta. L’ha mantenuta ancora dopo, per qualche tempo, ma ora è agitata quantunque noi siamo andati incontro con molte concessioni. Ne stiamo facendo altre, come la costituzione dei reparti cacciatori albanesi e della gendarmeria. Per questa è meglio impiegare albanesi che italiani, per ragioni politiche. Considero l’Albania come posizione chiave, perché ha importanza fondamentale ai fini della sicurezza dell’Adriatico e perché rappresenta la soluzione di continuità tra il mondo slavo e quello ellenico.

Settore Montenegro: È tranquillo, ma non c’è da fidarsi perché ciò non si è ottenuto che a mezzo di intese di carattere politico. Vi sono due partiti: uno che si adatterebbe ad un protettorato italiano, ma con carattere di autonomia; l’altro è il partito serbo che ritiene di rappresentare (analogamente a quello che rappresentò il Piemonte per l’Italia) una parte importantissima per la più grande Serbia di domani.

Settore Croazia: La situazione è confusa. II nuovo Stato è sorto con molte difficoltà ed ha condotto in un primo tempo una politica sbagliata tentando di distruggere due milioni di individui di religione ortodossa e di razza serba che vivevano da secoli in quel territorio croato. I nostri soldati hanno visto in Croazia scene orripilanti; questa gente è ancora all’alba di una vita civile.

Ora cerca di riparare all’errore ma è tardi, perché i fatti avvenuti hanno provocato la reazione dei cetnici che sono della stessa stoffa degli ustascia, ma hanno reso ancora più complicato il problema.

Settore Slovenia: Fino al 21 giugno del ’41 la penisola Balcanica da Lubiana a Salonicco era tutta tranquilla ed i rapporti tra noi e gli sloveni erano abbastanza cordiali. Tutto è caduto. Glì sloveni, al richiamo della razza hanno sentito di essere una propaggine della grande massa di 300.000.000 di slavi che popolano le terre che si stendono dagli Urali fino al confine polacco.

Settore russo: In questo settore abbiamo subito le conseguenze di uno schieramento assurdo, tanto più assurdo in quanto non imposto da necessità. Una divisione italiana doveva tenere un fronte di 30 km. I russi hanno attaccato prima i romeni che avevano pure uno schieramente filiforme e sono venuti avanti. Poi hanno attaccato il nostro settore là dove noi non potevamo contrapporre che 18 battaglioni a 70 dei loro. Notisi che questo era stato fatto presente con insistenza da Gariboldi al comando tedesco. I russi hanno dimostrato una certa elasticità mentale attenendosi agli stessi metodi seguiti dai tedeschi in Polonia. La prima unità sul fronte dell’8a armata italiana che ha ripiegato non era italiana. È stato il 309 reggimento fanteria tedesco. I nostri reparti hanno resistito per 6-7 giorni ma non potevano fare l’istrice, come dice un luogo comune tedesco, perché le forze preponderanti schiacciano le spine. Gariboldi ha voluto l’ordine scritto prima di ritirarsi ed ha fatto bene. Non si doveva pensare che gli italiani fossero i primi a ritirarsi. Dopo di noi è toccato agli ungheresi che pure hanno ripiegato. Non avevano armi sufficienti. Il 47 non serve più contro i carri da 30-40 tonnellate.

Poi è venuta la volta dei tedeschi. Concludendo si può dire che se l’anno scorso, durante l’inverno, avevano avuto uno scacco tattico, quest’anno lo hanno avuto anche strategico. Sono stati cacciati dal Volga, dal Don, dalla zona tra Don e Donez e, ad un certo momento, pare che il nemico avesse delle teste di ponte sul Donez. Credo che i tedeschi non riescano a tenere nel Caucaso. Se avessero superato il Caucaso a suo tempo, noi saremmo ancora ad El Alamein. Io credo che i tedeschi riusciranno a stabilizzare la situazione perché non hanno ancora impiegata la massa delle riserve, anche perché queste sono in parte lontane. Occorre del tempo.

Può darsi che i tedeschi abbiano calcato le tinte degli avvenimenti per due scopi:

1°) dare uno scossone alla popolazione tedesca facendo vedere che il suo destino è in gioco e ottenere cosi la mobilitazione totale della nazione;

2°) con intelligenza raffinata fare nascere nel nemico una euforia esagerata che al primo cambiamento di situazione potrebbe diventare depressione.

Bisogna riconoscere che, contrariamente a quanto giudicarono i tedeschi in principio, lo S. M. russo ha possibilità operative e logistiche buone. Mancò niente alle loro truppe su 3000 km. di fronte. Il soldato russo si è mostrato resistente e valoroso. Gli armamenti sono ottimi. La popolazione non si è sollevata. Il comunismo si riallaccia alla tradizione guerriera della vecchia Russia. La disciplina è severa. Gli ufficiali ed i soldati che perdono una bandiera sono deferiti al tribunale marziale come ai tempi di Pietro il Grande che, con queste misure, a Borodino non ha perso nulla. Quando un reggimento si porta bene diventa un reggimento della guardia. I commissari politici hanno dimostrato di possedere una certa capacità tecnica oltre, che propagandistica e gli ufficiali provenienti dallo zarismo aderiscono al regime sovietico.

Terre occupate (Corsica e Francia meridionale): In Corsica la situazione è soddisfacente, per quanto noi siamo dappertutto odiati da autorità e da dirigenti; dalla burocrazia siamo odiati e detestati. Il popolino ha qualche simpatia per noi, forse per analogia razziale, ma 180 anni di dominazione francese hanno corrotto carattere ed anima. Più preoccupante è la situazione della Francia meridionale. Anche lì ci detestano, quasi come detestano i tedeschi. Una parte della popolazione tenta, credo con non grande fortuna, di sobillare i nostri soldati; mette in rilievo che i tedeschi sono più ben vestiti dei nostri e mangiano meglio. Dicono: “La Germania si prende tutto. Voi rimarrete i secondi mentre noi torneremo ad essere della grande Francia”.

Non manca la propaganda comunista. È un ambiente torbido e morbido perché vi è la corruzione di tutti i ricchi e degenerati. Perciò quando si pensò di fare occupare Marsiglia mi opposi perché non volevo mandare in quella città truppe italiane. Sapevo che sarebbero state sottoposte ad ogni genere di propaganda. I francesi non si sono battuti nel ’40.

Oggi sono desiderosi dì vendetta. Tutti sono attendisti, a cominciare da Laval. Forse lo è anche Pétain. Anche noi faremmo altrettanto e reagiremmo all’occupazione con attentati e vessazioni. Ma la Francia ha il midollo spinale così indebolito che solo un potente sbarco ben riuscito potrebbe farla sollevare. Prima no; i francesi non vogliono compromettersi prima del tempo.

PROGRAMMI PER LE FORZE ARMATE.

ESERCITO

Anzitutto dobbiamo completare gli effettivi delle nostre divisioni. Non si può dire che abbiamo delle divisioni, quando vi sono delle compagnie di 80 uomini. Non sono divisioni. O si cambia la terminologia o si rendono le divisioni degne di questo nome. A ciò si deve provvedere con le classi del ’23 e del ’24. Non sarà mai abbastanza raccomandata la più severa selezione degli ufficiali di complemento. Molti di essi non hanno le qualità per questa guerra che non può essere fatta con indifferenza professionale. Occorre farla con il fanatismo del credente. Quanto al futuro, bisogna fare tutte le ipotesi e anche pensare che la strapotenza dell’8a armata e delle forze dell’ovest conquistino la Tunisia. Allora la Sicilia diventerebbe fronte immediato. Tenterà il nemico di invaderla? Non bisogna escluderlo, perché il possesso della Sicilia darebbe al nemico il controllo delle due sponde del canale omonimo. In Sicilia saremo sempre disturbati. Si vedono già i primi sintomi di questa tendenza. I mitragliamenti ed i bombardamenti continui, anche dei piccoli centri, tendono a determinare il panico, ma il sicilano ha resistenza morale molto forte e le prove temprano il suo carattere che sempre è stato portato a odio per tutti gli stranieri. Nell’ottobre scorso prevedevo che l’Italia sarebbe stata molto bombardata nel 1943. Lo fu prima. Lo sarà ancora. Occorre molta artiglieria contraerea. I tedeschi hanno dato 100 batterie, più mitragliere da 20. Sarà bene che queste batterie siano prontamente servite da italiani, non perché i tedeschi non abbiano trovato simpatia, ma perché la Germania ha bisogno dei 15.000 uomini che attualmente sono adibiti al servizio delle batterie. Il personale italiano che li sostituirà deve essere accuratamente addestrato perché si tratta di impiegare strumenti complessi e perché i cittadini non devono rimpiangere i tedeschi.

Veniamo ora ai carri armati.

Il nostro M 15 è superato. Dovevo andare in Africa per sapere che l’ingranamento, o per difetto di costruzione o per deficienza delle materie prime impiegate, si spacca. Nel 1943 avremo il P40 che già attendevamo nell’ottobre del ’41; lo avremo cioè con 18 mesi di ritardo. Urgono i mezzi corazzati. Avremmo dovuto avere il tempo a disposizione per approntarli. Questo è mancato perché all’inizio di questo conflitto eravamo da 3 o 4 anni in guerra con forti perdite di materiali (specie in Africa). Occorre, inoltre, puntare sul 90/53 che, oltre a essere ottimo contro gli aerei, lo è anche contro i carri e serve anche per l’accompagnamento delle fanterie. Le difficoltà iniziali per metterlo a punto pare siano superate.

Vediamo ora quale è la situazione nel Mediterraneo. In un certo senso, sia pure contro la nostra volontà, siamo oggi alleggeriti. È chiaro che Rommel dopo l’insuccesso della tentata offensiva di fine agosto doveva pensare se non era il caso di ritirare almeno le truppe a piedi sulla posizione di Sollum Alfaja, che io avevo ordinato a Bastico di potenziare fin da quando ero ad Alamein. Ora non vi è più il problema dei convogli per Tobruk e Bengasi. Le rotte sono raccorciate e non abbiamo da fare che 160 km. di mare per arrivare in Tunisia. Ma si tratta di un passaggio obbligatissimo che, quando gli anglo-americani avranno completato lo schieramento a Malta, in Tunisia ed a Tripoli, sarà molto insidiato. Si tratta di vedere chi porta più roba oltre mare.

Terremo la Tunisia ad una sola condizione: che le forze aeree italo-tedesche abbiano almeno la parità. Le forze nemiche sono già numerose. Abbiamo avuto a Sfax un bombardamento massiccio di 70 quadrimotori scortati da 100 caccia. I nemici bombardano le nostre posizioni in forza massiccia nello spazio e nel tempo. Le azioni durano anche 9 ore. I nervi della gente hanno un limite. Penso che i nemici stiano applicando la tattica di lavorare sull’uomo.

AERONAUTICA

Di fronte a questo stato di cose, a mio avviso bisogna fare massa sull’aviazione, se si vuole l’ombrello aereo sulle rotte da Trapani a Tunisi, se vi vogliono impedire eventuali sbarchi nemici in Grecia, se si vuol proteggere il territorio nazionale. Ora, dopo 32 mesi di guerra, constatiamo che la situazione dell’aviazione non è soddisfacente. Le cifre sembrano confortanti: 4836 apparecchi più 4434 scuola. Totale circa 9500.

Per la caccia la cifra è di 2413, ma solo 748 sono di pronto impiego. Le cifre non bastano. C’è il problema qualitativo e questo vale non solo per gli uomini, che sono veramente magnifici, ma anche per le macchine. I Macchi 202 sono 168; i Macchi 200, già superati, sono 234. In totale gli apparecchi moderni sono 402. Non è una massa, perché io conto la massa dai 500 in su. I Cr 42 sono 195 e sono superati. Hanno 6-7 anni di vita. Possono servire solo nei settori secondari. Avevo già previsto da anni la postazione dei cannoni sugli aerei ed oggi affermo che il problema è solubile. La caccia deve avere il cannone da 20 o da 37.

I bombardieri sono 1351; cifra rispettabile che però si riduce a pochi tipi moderni. Gli altri sono superati. L’S 79 è buono ma è vecchio. L’S 84 è sbagliato; il Br 20 è superato.

Nel campo della osservazione aerea e della ricognizione marittima si è realizzato qualche progresso con il Cant 506 e il Cant 501. Dalla relazione che Fougier ha portato dalla Germania vedo che questa tende a raddoppiare e forse triplicare la produzione. Per fare questo la Germania ha soppresso l’impiego del rame in alcune leghe, si è ridotta a pochi tipi veramente perfezionati rifiutando le invenzioni; ha fatto i famosi ring per cui tutta l’industria tedesca è guidata da 12 industriali che ne rispondono. La mano d’opera specializzata è sostituita con le macchine. Qualunque persona in 48 ore impara a stare a queste macchine. Gli operai addetti all’industria aeronautica tedesca sono oggi un milione e duecento mila.

Da noi si è fatto anche qualche cosa con la costituzione dei gruppi Fiat, Caproni, Sai, Alfa Romeo. Tuttavia non si sono superati i 300 aerei al mese. Non è vero che siano mancate le materie prime, perché Favagrossa ne ha dato per almeno 350. Non si sono avuti maggiori risultati, sia perché l’organizzazione industriale è deficiente, sia perché vi è ancora la metafisica diabolica di chi a furia di modifiche rifa l’aeroplano.

Sono 2000 pezzi; non si può modificarli tutti; si arriva alla perfezione quando è inutile. Il tempo che trascorre tra la presentazione del prototipo e la serie deve essere minimo e non di 16-18 mesi. Quando Fougier prese la gestione, gli dissi che bisognava curare anzitutto la caccia, e in questo campo siamo avanti. Il Macchi 202 è ottimo e si va ora verso il Macchi 205 e il D55; il Re serve anche per il bombardamento. Occorre fare anche apparecchi analoghi al Mosquitos nemico.

Occorre pensare poi all’aviazione da bombardamento diurno e notturno, da bombardamento a tuffo, alle aerosiluranti e agli aeroplani da trasporto. Ora abbiamo un programma di ordinazione che considero molto soddisfacente; però non dice abbiamo, ma avremo. Ora bisogna considerare che se il ’43 non sarà l’anno decisivo, sarà quello in cui si vedrà da che parte sta per pendere la bilancia. Le cifre del programma sono imponenti, ma occorre fare al più presto la massa occorrente. Si tenga presente che sarebbe meglio averla entro il ’43 e meglio ancora nel I° semestre ’43.

MARINA DA GUERRA

Non basta avversare i trasporti nemici con gli aerei. Occorre avversarli anche con i cacciatorpediniere ed i sommergibili. Un impiego delle grandi unità navali non sarà possibile fino a che non avremo la nafta. Bisogna aumentare i sommergibili; non ne avremo mai abbastanza, specie se buoni. I sommergibili italiani hanno fatto cose epiche. Se avessimo un numero maggiore di sommergibili da impiegare sulle rotte nemiche, e specialmente su quella, che fornisce le truppe sbarcate nell’Africa settentrionale, rotta che è obbligata, potremmo fare caccia abbondante. Riccardi ha fornito i dati sulle differenze tra le caratteristiche dei sommergibili nostri e di quelli germanici: tempo di immersione: tedeschi 30″, italiani 1′ e 25″; velocità: tedeschi 18-19 nodi, italiani 11-12; numero dei siluri: tedeschi 18, italiani 8. Lo specchio è eloquente. La media delle perdite che abbiamo subito in s.m. è di 2-3 al mese; in conclusione, se avessimo costruito da 2 a 3 sommergibili al mese avremmo ripianato le perdite.

Dobbiamo quindi in avvenire costruire due-tre s.m. al mese in modo che la somma della produzione italiana, tedesca e giapponese arrivi alle cifre che gli inglesi pensano che solo i tedeschi, da soli, abbiano raggiunta. Non si hanno dati precisi sulle perdite e sulla produzione della Germania. I tedeschi sono verso di noi molto leali ma noi sempre possono dirci certi particolari. Poi bisogna costruire del naviglio leggero e specialmente dei caccia. Ne abbiamo persi molti. Le scorte si fanno ora su percorso meno lungo, ma i viaggi sono più frequenti e quindi il lavoro è uguale. Bisogna sostituire quello che abbiamo perso.

Concludendo; noi dobbiamo:

a) fare massa con tutti i nostri mezzi e con tutte le nostre materie prime per aumentare le artiglierie, soprattutto quelle di medio calibro contraerei e controcarri;

b) mettere in ordine gli effettivi delle divisioni normali a cominciare da quelle dislocate nei territori ove urge questo provvedimento e cioè: Tunisia, Sicilia, Albania e Grecia;

c) per l’aviazione concentrare tutte le nostre energie per anticipare il programma;

d) per la marina indirizzare il programma verso l’aumento dei s.m. e del naviglio silurante.

Tanto per la marina come per l’aeronautica, se occorre spostare le materie prime da un settore all’altro, o sospendere certe produzioni meno urgenti, lo faremo.

MARINA MERCANTILE

Anche se le distanze sono accorciate e anche se vi è l’apporto della marina mercantile francese trovata a Marsiglia, occorre aumentare il naviglio. Le discussioni sulla scelta dei tipi sono oziose perché abbiamo visto che la sicurezza sta nella velocità. È evidente che se i s.m. raggiungono i 18 nodi anche il naviglio deve avere questa velocità. Se i tedeschi sono giunti ai s.m. da 18 miglia, vi giungeranno anche gli inglesi. Noi dobbiamo prevedere che tutta la flotta anglo-americana, tolta l’aliquota americana del Pacifico, sarà nel Mediterraneo. Noi sappiamo già che dovunque vi sono s.m. nemici; ve ne sono sulla costa ligure, alle bocche di Cattaro, sul litorale sardo, ecc. Oltre alla velocità bisogna curare l’armamento. La nave mercantile deve potersi difendere da sé per risparmiare le scorte.

Queste sono le direttive che urge applicare.

Il DUCE da poi la parola al Maresciallo Cavallero il quale dice:

Darò alcuni elementi relativi alla produzione bellica.

Il Duce ha detto che bisogna incrementare l’artiglieria contraerei in qualità e quantità. Ora, sto concludendo con la parte germanica un accordo in base al quale dovremo venire in possesso di 100 nuove batterie da 88. Gli accordi si svolgono su questa base: I tedeschi fanno arrivare i materiali per 100 nuove batterie e sdoppieranno via via il personale di 100 batterie esistenti; noi completeremo a grado a grado questo personale cominciando a dare a fine febbraio 5000 uomini non istruiti, con i quali si provvederà a sostituire, in ciascuna delle 100 batterie, un terzo del personale. Dopo un mese daremo altri 5000 uomini e dopo un altro mese i

rimanenti 500. L’istruzione sarà fatta presso le batterie. Solamente gli specialisti verranno inviati a frequentare corsi speciali parte in Italia e parte in Germania. La disponibilità di 100 nuove batterie rappresenta una cifra che supera qualunque previsione sulle possibilità della nostra produzione. Se aggiungiamo ancora la nostra produzione, il quadro si presenta abbastanza buono.

Secondo le direttive del DUCE ho chiesto alla parte germanica di provvedere ad una molto migliore protezione contraerea di Bologna, Roma, Fiume e Livorno (silurifici): Bologna è particolarmente importante perché rappresenta il cuore pulsante dei trasporti dalla Germania. Si è pensato anche alla difesa antiaerea della Sicilia e della Sardegna.

Il DUCE riprende la parola

e prospetta la questione dell’offesa aerea nemica sul territorio affermando l’esodo che, dopo le prime incursioni, l’esodo delle popolazioni è stato disordinato, né poteva essere diversamente perchè i danni sono stati notevolissimi. Torino ha perduto il 50% della sua efficienza industriale; se la Fiat è stata quasi intoccata, alcune altre industrie, come ad esempio la Lancia, sono state quasi rase al suolo, oltre 4000 case sono state semidistrutte. Genova è stata anch’essa molto toccata, ma la parte industriale non ha avuto molti danni e i genovesi hanno ripreso in pieno il loro lavoro.

Il DUCE aggiunge:

Non bisogna nascondersi che queste incursioni determinano fenomeni complessi come, ad esempio, l’esodo delle fabbriche, il che naturalmente porta ad un arresto o almeno ad un ritardo nella produzione. Il piano degli anglo-sassoni di bombardare l’Italia intera non è un piano assurdo, anche se potrà costare loro molte perdite. Essi pensano di determinare con i bombardamenti una crisi di carattere spirituale più o meno profonda. Fortunatamente il popolo italiano ha dimostrato una solidità che essi non sospettavano perché non conoscono il popolo italiano. Ma il popolo italiano chiede di essere difeso, chiede di sentire sparare i cannoni. La gente, ritorna a Torino, Milano e Genova da quando sa che vi sono le batterie tedesche. A Torino l’ultima incursione fallì perché gli aerei nemici incontrarono un fuoco massiccio di batterie e furono costretti a sganciare il carico di bombe in Svizzera. Occorrono batterie su tutto il territorio; valuto il fabbisogno in 4000 bocche da fuoco di cui 2000 moderne. Ora le 200 batterie tedesche corrispondono a 800 cannoni. Se aggiungiamo quelli già esistenti ed i cannoni da 102 della marina andiamo verso quella cifra che io reputo indispensabile per proteggere la totalità del territorio: Sicilia, Sardegna e centri minori compresi.

Il DUCE da poi di nuovo la parola al Maresciallo Cavallero

che passa a trattare dei nuovi programmi delle varie forze armate mettendo anzitutto in rilievo come i programmi tracciati nella riunione del I° ottobre 1942 erano basati sul presupposto di una concessione di materie prime da parte dell’alleata. Per queste vi è stata tutta una serie di trattative tra Favagrossa e Clodius, tra il Comando Supremo e Thomas e infine tra Comando Supremo e Von Horstig. È risultato che la Germania non potendo dare le materie prime se non in parte avrebbe dato dei prodotti finiti togliendoli da altri settori. Si è allora diviso il fabbisogno per scacchieri e si è sollecitato il provvedimento in primo tempo per lo scacchiere greco. Però praticamente non si è ottenuto che ben poco. Ciò perché lo stesso alleato ha avuto delle difficoltà che noi riconosciamo. Di fronte a questa constatazione è stato necessario rifare i programmi sulla base delle sole materie prime che può dare il Fabbriguerra. Sono state rivedute le richieste della Marina: c’erano degli arretrati sui quali la Marina faceva conto ed ai quali ora rinuncia, in modo che il Fabbriguerra potrà mettere a disposizione per il 1943 tutto quello che la Marina ha richiesto per il nuovo programma. Anche per l’aviazione si è raggiunto un pieno accordo fra il Fabbriguerra e il Ministero dell’Aeronautica. Per quanto riguarda l’Esercito, lo S. M. ha tenuto conto dei compiti che ci spettano e dei mezzi che bisogna procurare e si è soffermato particolarmente sui mezzi che il DUCE ha posto in evidenza. Inoltre lo S. M. dell’Esercito ha considerato che, secondo le direttive precedenti, bisogna procedere alla costituzione del II C. A. in Russia. Gli avvenimenti hanno, un po’ mutato la situazione e impongono di riesaminare il problema perché per ricostituire il II C. A. in Russia occorre una quantità di materiali, compresi gli automezzi, che siamo nella totale assoluta impossibilità di fornire. Se le unità che si vanno riordinando in Russia avranno bisogno di alcune integrazioni queste dovranno essere date; ma la ricostituzione di divisioni e corpi di armata sarebbe possibile solo rinunciando a svolgere il programma che riguarda il nostro territorio. Il fabbisogno sarebbe di 3000 automezzi e 18 gruppi di artiglieria, cioè proprio quello che è necessario per dare vita alle nostre unità, potenziare la Sardegna, mandare qualcosa in Tunisia, completare la difesa della Sicilia e delle coste.

Il DUCE riprende come segue:

Delle 10 divisioni che avevamo in Russia quelle del C.S.I.R. (Celere, Torino e Pasubio) è da escludere che possano essere ricostituite. Restano le altre divisioni e cioè: la Cosseria, la Ravenna e la Sforzesca, e il gruppo alpino. Ora, se non siamo assolutamente in grado di ripianare tutte le perdite subite, per quello che riguarda gli effettivi è evidente che riusciremo solo a completare un corpo d’armata. Quanto ai materiali occorrerà siano riforniti dalla parte germanica. D’altra parte bisogna dire (l’ho detto in chiare lettere a Kesselring) che tutto quello che succedeva in Russia dipendeva dallo schieramento che era semplicemente assurdo. Si pensava che col fucile 1891, ottimo, ma con pallottole umanitarie, si potesse andare contro il carro armato con cannoni da 75. In conclusione si ricostituirà quello che si potrà ricostituire, se i tedeschi ci daranno i cannoni e gli autocarri, e cioè tutto quello che è necessario in mezzi. Non vedo altra soluzione.

Il DUCE da poi la parola all’Ecc. Ambrosio che comunica:

Il programma attuale contempla 30 divisioni, il 4° gruppo di artiglierie per le suddette divisioni e la difesa c.a. Il programma era ridottissimo, aderente alle nostre disponibilità di materie prime ed alla capacità dell’industria. Esso non consente alcun margine oltre gli eventuali e molto aleatori risparmi sui consumi previsti. In conseguenza di questo programma si è fatto il calcolo delle materie prime occorrenti. Il Fabbriguerra ha concesso al 100% i materiali ferrosi, lo stagno e lo zinco. Non ha potuto integralmente soddisfare la richiesta di rame, alluminio, antimonio e piombo. I principali materiali su cui si ripercuoterà tale sofferenza sonò il munizionamento, gli automezzi, i materiali di collegamento, le gavette e le borracce. Il beneficio delle maggiori quote concesse dal Fabbriguerra si farà sentire non prima di 6-7 mesi dalle assegnazioni e quindi solo verso il luglio-agosto del ’43. Bisogna tener conto anche che, a scapito di questo incremento, va la diminuzione di capacità produttiva causata dalle incursioni aeree.

Dal settembre scorso ad oggi la situazione è cambiata e talune esigenze che allora non erano di primo piano sono diventate preminenti. Esse riguardano la difesa della Patria e in sostanza sono: il potenziamento della difesa costiera e della difesa contraerei; il potenziamento di 16 divisioni e di talune grandi unità di ordine superiore nella madre Patria, il completamento di altre 14 divisioni, il completamento delle autosufficienze, la ricostituzione di una divisione corazzata e il completamento della Centauro e la ricostituzione della Cosseria e della Ravenna del II C. A. La nuova situazione impone di rivedere il programma del ’43 e di addivenire ad una diversa ripartizione della produzione. I settori più delicati e più deficitari sono quelli delle armi, artiglierie, munizioni, automezzi, mezzi corazzati, mezzi di collegamento e calzature.

Le principali conclusioni relative al primo settembre 1943 sono:

Le ripercussioni sulle altre esigenze sono ovvie.

Lo S. M. sta studiando provvedimenti di ripiego per avere disponibili altri 2000 autocarri tratti dalla requisizione e dagli enti territoriali: ma è prudente non fare troppo assegnamento su di essi, e comunque si avranno autocarri logori, abbisognevoli di riparazioni.

 Mezzi corazzati: Non esistono in Italia unità carri. Esistono soltanto due gruppi semoventi di cui uno destinato in Sardegna ed uno a disposizione dello S.M.

Carri Armati M: La produzione doveva cominciare in dicembre e finire in agosto con un totale di 324 carri e carri comando. È invece ora prevedibile che avremo 60 carri armati in gennaio e 22 in febbraio. Per il seguito nessuna previsione viene fatta, anche in relazione all’ordine dello S. M. di dare la precedenza ai semoventi. In sostanza, con la predetta produzione carri, sarà possibile costituire in marzo o aprile soltanto le 3 cp. del reggimento Vittorio Emanuele II.

Semoventi su scafo M 42 armati col 75 (18 e 34): La produzione doveva cominciare in dicembre; si prevede comincerà invece in marzo, trimestre marzo-maggio: 202 unità. La Direzione Generale della Motorizzazione non fa ulteriore previsione oltre maggio, ma questo S. M. per norma orientativa considera che, la produzione continui col ritmo di 90 al mese raggiungibile in maggio. Nel I° semestre del 1943 si potranno introdurre 290 semoventi con i quali si potrà completare il reggimento Vittorio Emanuele II della nuova divisione corazzata, costituire il reggimento di artiglieria della divisione stessa, provvedere alle esigenze dell’addestramento e dei consumi. Però le unità predette non saranno impiegabili nel I° semestre 1943.

Quanto al carro P 40, la produzione è spostata di 2 mesi. In totale nel 1943 si introdurranno 125 carri P circa, con i quali, detratte le necessità dell’addestramento, si potranno costituire due btg. impiegabili però soltanto nei primi mesi del 1944.

Il DUCE da la parola all’Amm. Riccardi il quale comunica:

Il programma navale che è stato presentato in questi giorni per quello che si riferisce al 1943 e al I° semestre del 1944 è stato esaminato, svolto e definito secondo le direttive che il DUCE ha accennato. Per quello che si riferisce alle grandi navi, 3 sono a Spezia e 2 a Taranto. Il I° gruppo è in efficienza, il 2° è stato ridotto di equipaggi per poter impiegare questi per altri scopi. Il problema che più ci interessa, perché è quello che si deve al gravissimo logorio, consiste nel naviglio sottile e nei sommergibili.

Poche cifre, che illustrano le perdite di unità, possono dare un criterio circa la precedenza nella costruzione dei mezzi.

Leggendo queste cifre, si vede che le perdite maggiori si sono avute nei c.t. per cui dobbiamo dare la precedenza assoluta ad essi. La cosa è naturale perché si tratta di naviglio che serve per tutti gli scopi: deve accompagnare le grandi corazzate, fare servizio di scorta, ma soprattutto (questo è il punto essenziale) deve fare anche la guerra delle mine.

Il DUCE ha accennato al successo dei sommergibili nostri e tedeschi nell’Atlantico. Nel Mediterraneo invece la guerra si deve fare con le mine. Se noi vogliamo avere una maggiore protezione per i nostri convogli è assolutamente indispensabile fare quello che fanno anche gli inglesi: ricorrere agli sbarramenti. I c.t. sono gli unici mezzi che possono fare una protezione efficace e il loro lungo servizio di carattere difensivo si aggiunge a tutti gli altri che essi possono rendere.

Per quanto riguarda i programmi da noi stabiliti, darò i dati seguenti.

Nel 1943, per il I° semestre è prevista un’aggiunta di 16 unità di cui 8 francesi che rappresentano l’apporto più immediato. C’è da fare qualche riserva per quanto riguarda i motori. Se tutte le 8 unità non potranno entrare in azione nel I° semestre del ’43 lo potranno nel terzo trimestre del ’43. Poi potremo avere 15 unità nostre. Quindi entro questo anno avremo 31 unità di nuova formazione. E’ una cifra rilevante, ma siccome sono da prevedere nuove perdite, sarebbe meglio fosse maggiore. Questo per quanto si riferisce al ’43. Nel I° semestre del ’44, sempre per quanto si riferisce al naviglio silurante, si prevede una introduzione di altre 31 unità.

Passiamo ora ai s.m. La situazione è da considerarsi sotto un duplice aspetto. Sommergibili operativi e da trasporto. Poiché i secondi mancavano del tutto è stato dato maggiore impulso alla loro produzione. Entro il ’43 ne avremo per lo meno 10 e altri 2 nel I° semestre del ’44, quindi 12 in tutto, mentre la produzione dei sommergibili operativi sarà soltanto di 7 unità. Nel complesso avremo 17 s.m. in costruzione nel ’43, altri 14 in costruzione nel I° semestre del ’44. Tutte queste cifre sono frutto di lungo studio, fatto cantiere per cantiere; in pieno accordo con Host Venturi sono state prorogate le costruzioni di altri tipi di navi per poter dare la precedenza ai sommergibili. Esaminando i risultati degli studi fatti e la successione delle varie costruzioni bisogna arrivare alla conclusione che tutto quello che si può fare è poco. Bisognerebbe poter fare di più e soprattutto dal lato dei s.m., ma per poter incrementare il programma che ho esposto dobbiamo esaminare due elementi: le materie prime e la mano d’opera.

Le materie prime sono state perfettamente definite. Anche per il programma eccezionale di costruzione di corvette il problema è definito. Per la mano d’opera, vi sono invece delle difficoltà. Abbiamo navi che sono in riparazione da diversi mesi. Vi sono c.t. che hanno perduto la poppa e altri la prua e noi dobbiamo prendere la prua a la poppa da c.t. già in costruzione per fare le necessarie riparazioni. Credo che tutte queste riparazioni richiedano molto tempo e che questo possa essere ridotto solo con un aumento di mano d’opera. Concludendo, ritengo che le materie prime ci possano essere e che forse qualcosa di più si potrà avere, ma il principale problema da risolvere è quello della mano d’opera.

Il DUCE da poi la parola all’Ecc. Fougier il quale,

prima di passare alla relazione del programma ’43-’44, comunica che il periodo che intercorre tra il momento in cui un prototipo di apparecchio è definito e il momento in cui inizia la produzione in serie non è riducibile, perché occorre definire le qualità militari dell’apparecchio, definire l’armamento e procedere alla necessaria fase sperimentale. Ciò si verifica anche negli altri Stati. Da noi vi sono alcuni esempi tipici di acceleramento della produzione. Il G 55 uscirà in serie nell’agosto del ’43. Questa rapidità inconsueta deriva dal fatto che insieme al progetto si è ordinata addirittura la serie intera. Il Macchi 205 ha fatto la prova di salita ieri ed è stata subito ordinata la produzione in serie. Esperimento coraggioso. Va però anche notato che, questo apparecchio è più semplice degli apparecchi da bombardamento. In ogni modo si è sfruttato il margine di produzione della nostra industria nonostante le limitazioni imposte dalle materie prime, tanto che abbiamo persino costruito per la Germania degli apparecchi scuola, mentre avremmo potuto sfruttare per noi questo margine di lavoro. Ma ciò avrebbe portato a fare delle macchine che non servivano, e questo non sarebbe stato un servizio alla nazione. I prototipi si sono avuti finalmente adesso.

L’Ecc. Fougier aggiunge:

È strano come la Germania con un potenziale industriale 8-10 volte superiore al nostro… (il DUCE interrompe e precisa: da 1 a 16)… e con una maestranza di 1.200.000 operai abbia costruito fino ad oggi un numero di apparecchi che non è certamente 10 volte superiore al nostro.

Il DUCE interrompe nuovamente ed afferma:

Io non credo che abbiano costruito un numero così modesto di apparecchi. Sono le cifre che hanno dato loro perché altrimenti non ci sarebbe logica e si dovrebbe pensare che c’è una sproporzione che sono portato ad escludere conoscendo abbastanza bene l’industria tedesca.

L’Ecc. Fougier riprende:

Con i nuovi apparecchi da caccia avremo risolto anche il problema dell’armamento, problema grave perché, come il DUCE ha messo in rilievo, i nostri cacciatori oggi si trovano handicappati. Si avrà inoltre un nuovo tipo di apparecchio da bombardamento in quota ed un nuovo apparecchio da combattimento. Naturalmente noi tendiamo ad orientarci verso i nuovi tipi. Se sarà possibile farlo attraverso decurtazioni di vecchi tipi, lo faremo senz’altro. Le commesse date sono veramente eccezionali. Questo da tranquillità alle ditte.

Decisamente sotto certi aspetti i tedeschi sono più avanti; in altri campi, forse, non abbiamo niente da imparare. All’atto pratico i tedeschi hanno dei motori che rendono di più. Il rendimento dei nostri apparecchi con motore tedesco è stato superiore a quello degli apparecchi tedeschi, e questo l’hanno constatato i tedeschi stessi. Il Macchi 205 con motore tedesco ha fatto ieri 649 km. ora a 9.000 m. senza sfruttare la potenza di emergenza che consente un aumento di altri 25 km. Gli apparecchi similari tedeschi ne hanno fatti, sfruttando la potenza di emergenza 650. E’ in corso un accordo di collaborazione con la parte germanica per quanto riguarda i motori, ma per la produzione di essi occorre un macchinario che dovrebbe darci la Germania e che non so se potremo avere presto. Per quanto concerne la mano d’opera il Comando Supremo sta interessandosi. E per i lavori di fatica si spera di avere delle manovalanze civili dal Ministero delle Corporazioni. Purtroppo le nostre industrie sono fatalmente legate a industrie secondarie le quali hanno sofferto moltissimo dopo il bombardamento di Torino. Si invoca ora un provvedimento come la militarizzazione per le maestranze aeronautiche nonché una speciale assistenza alle maestranze che compiono 72 ore di lavoro settimanale, cosa che dovrebbe essere generalizzata.

Il DUCE interrompe ed afferma

che l’aumento delle ore di lavoro sarebbe un gravissimo errore, che avrebbe conseguenze deleterie sulla produzione. E’ dimostrato da inchieste rigorosissime fatte dai competenti in Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Italia, che oltre alle 60 ore aumenta il numero di infortuni in misura impressionante e decresce la capacità di lavoro in misura non meno impressionante. Che, quando ci siano riparazioni di urgenza, si facciano 72 ore di lavoro, si capisce, ma il lavoro oltre 60 ore non è più redditizio; il rendimento decresce per ragioni evidenti.

Il DUCE aggiunge:

Così per esempio, per dimostrare che certi fenomeni sono sempre validi, avendo notato che la produzione annua dei minatori italiani è 109 tonn. e avendola trovata bassa rispetto a quella degli Stati Uniti che è di 500 e della Germania che è di 253, ho chiamato dei competenti ed ho ordinato di studiare se era possìbile aumentare questo tonnellaggio annuo, scavato da ogni singolo minatore, specialmente coll’aumento della mano d’opera. È risultato che più aumenta la mano d’opera di altrettanto diminuisce il rendimento medio annuo per ogni operaio, La stessa cosa è accaduta anche in Italia durante l’altra guerra perché le maestranze nuove debbono fare il loro tirocinio piuttosto lungo. Così accade anche per l’orario prolungato: diminuisce la quantità di lavoro invece di aumentarla. Anche la macchina umana ha un limite. 72 ore sono deleterie, e non solo ai fini della razza.

L’alimentazione non è sufficiente a questo sforzo, I minatori devono mangiare carne almeno 5 volte alla settimana perché chi lavora nell’oscuro ha bisogno di una alimentazione carnea. Il risultato di un aumento delle ore di lavoro sarebbe assolutamente negativo. Mi contento che facciano 10 ore al giorno ma senza infortuni, in modo che ci sia sempre una massa notevole di operai. Nel 1941 negli Stati Uniti si è verificato più di un milione e mezzo di infortuni sul lavoro con 55.000 morti. Sono cifre che ci devono fare riflettere. Oltre un certo limite non c’è più l’attenzione dell’operaio e allora la distrazione da i suoi effetti e può essere fatale. Le 10 ore, con gente nutrita, danno un rendimento assolutamente superiore alle 12 ore. Se volete dati statistici potete rivolgervi ai professori di igiene sociale che ne hanno di più esaurienti e non meno impressionanti.

Il DUCE da nuovamente la parola all’Ecc. Fougier,

il quale informa che ha chiesto a Goering una maggiore assegnazione di benzina perché l’attuale deficienza incide sulla preparazione del personale e sulla produzione stessa, in quanto viene a mancare la benzina, talora, per lo stesso collaudo dei motori. Successivamente informa che sono in corso provvedimenti per incrementare le costruzioni in legno. Un tipo ha volato a Guidonia e subito ne è stata ordinata la produzione in serie. Ciò in vista del basso costo e delle notevoli prestazioni. Infine l’Ecc. Fougier da lettura della sua relazione e conclude: “Ho viva speranza che tutti i provvedimenti in corso e quelli che saranno ancora presi possano aumentare il numero degli apparecchi”.

Il DUCE da poi la parola all’Ecc. Host Venturi

il quale informa che il programma della Marina Mercantile contempla la costruzione di 124 navi con scafo in acciaio, 30 in cemento e 144 in legno da 50 a 500 tonn. Le materie prime sono già assicurate all’87%. Per dare il voluto impulso a queste costruzioni il Maresciallo Cavallero ha disposto che esse abbiano la precedenza sulla costruzione delle petroliere e di 4 piroscafi da 10.000. tonn. L’Ecc. Host Venturi aggiunge poi che per ogni nave che costruiamo 6 ne sono affondate. Possiamo però guardare con certa serenità alla situazione per effetto della disponibilità di 400.000 tonn. di naviglio francese. Chiede poi che siano dati per la Marina Mercantile 7.000 operai che dovrebbero essere presi da altre industrie che non lavorano per scopi bellici. Chiede infine che gli elementi della classe del ’23 e del ’24 che lavorano in cantiere siano esonerati dal servizio militare.

Il DUCE da poi la parola all’Ecc. Favagrossa

il quale informa di aver dato tutto quanto era possibile impiegare in materie prime. Ritiene di aver agito persino temerariamente e appunto per questo reputa necessario e doveroso richiamare l’attenzione su due interrogativi:

I°) potremo realizzare quello che abbiamo distribuito? Ciò inquantoché la produzione dell’acciaio è subordinata alla disponibilità di carbone e di energia elettrica. Inoltre, se avremo dei disturbi per le incursioni aeree la produzione sarà ostacolata. Infatti, in novembre e dicembre per causa delle incursioni aeree è stato prodotto in media il 20% in meno del programmato. Anche in gennaio si è verificata una riduzione di produzione del 15%. Siccome tutto quello che è in commessa corrisponde a quello che è stato distribuito, se non si ricupererà la quantità prodotta in meno si dovranno lamentare ritardi nella consegna.

2°) II secondo interrogativo è questo: fino a quando potremo realizzare il distribuito?

L’Ecc. Favagrossa si dichiara sicuro (se il primo interrogativo non ha valore) di poter arrivare a tutto il I° semestre 1943. Per il secondo semestre prevede una contrazione di produzione. Questo per quanto riguarda l’acciaio. Per il resto siccome ha dato quello che ritiene di poter dare, spera di non aver difficoltà anche nel campo dell’alluminio, se la produzione non avrà riduzioni a causa dell’energia elettrica o dei bombardamenti nemici.

L’Ecc. Favagrossa aggiunge:

Ciò premesso, mi permetto di richiamare l’attenzione su quanto ho dato finora in acciaio alla Marina da Guerra inquantoché dal I° settembre 1939 al 31 dicembre 1942 ho assegnato più di 900.000 tonn. fra acciaio e ghisa. E’ una cifra cospicua. Per quanto riflette l’Aeronautica devo dire che non sono 300 gli apparecchi cui ha fatto cenno il Generale Fougier, bensì 350 perché le materie prime assegnate corrispondono a 350 apparecchi. Ho ridotto solo l’assegnazione di materiali siderurgici da 12.000 tonn. a 7.000 perché nel 1939 mi sono accorto che molto acciaio veniva adoperato per fare caserme smontabili.

Per quanto riguarda i gruppi industriali cui pure ha fatto cenno il Generale Fougier, devo richiamare l’attenzione del Ministro dell’Aeronautica sulla necessità di imporre ai capi gruppo quello che io ho già imposto inquantoché spesso gli industriali hanno la pretesa che si faccia tutto noi. Posso documentare il caso di ditte alle quali ho raccomandato la necessità di farsi organi diligenti rispetto ai loro subfornitori e mi hanno scritto, molto imprudentemente, che non possono farlo perché non hanno elementi tecnici sufficienti, pretendendo però che io faccia questo con minori mezzi, per tutta l’Italia. Quando ci sarà la riunione di tutti i capi gruppo chiedo sia quindi ben definita la loro responsabilità. Occorre che ciascun capo gruppo assicuri il rifornimento delle materie prime a tutte le ditte che fanno parte e lavorano per il gruppo; come sarebbe altrimenti possibile al centro, al Ministero, di sapere a chi manca il carbone e l’energia elettrica, quando il lavoro è frazionato fra numerose ditte?

Analogamente i capi gruppo devono essere responsabili della produzione dal punto di vista qualitativo e puntualità di consegna.

Per ciò che riflette l’alluminio, in base alla richiesta fatta dalla Aeronautica, ho promesso di dare dal mese di aprile 1.800 tonn. e dal mese di luglio 2.000 tonn. Mi permetto anche di richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità di ricuperare l’alluminio e di fare eventuali spostamenti da una commessa all’altra, inquantoché per l’alluminio – per quanto in Italia ve ne sia abbastanza – bisogna tuttavia evitare una crisi che potrebbe essere grave specialmente in seguito a eventuali bombardamenti. Per la Marina Mercantile, non posso che confermare l’impossibilità di dare tutte le materie prime. Delle 96.000 tonn., 14.800 le ho già assegnate di materiali di importazione dal Belgio. In ultimo, per la realizzazione dei prototipi, bisogna che l’Aeronautica fissi al più presto possibile la qualità di acciaio pei motori. La Cogne sta giustamente assillandomi perché dal momento in cui è fissato il tipo di acciaio ci vogliono 4-5 mesi per avere l’acciaio.

Il Maresciallo Cavallero accenna ora al problema della mano d’opera.

Vi è anzitutto necessità di maestranze per i cantieri navali. I provvedimenti finora adottati per ricuperare il personale specializzato ora alle armi hanno dato scarso risultato. Esaminando il problema con l’Ecc. Scuero si è constatato che bisogna arrivare al concetto di provvedere a questo fabbisogno di maestranze attingendo anche alle classi di leva. Per la Marina, con l’aiuto dell’Ecc. Riccardi si è potuto stabilire, grosso modo, che la richiesta precedente era di 4.200 unità. Il fabbisogno complessivo è stato determinato in 9.000 unità comprese le unità della Marina Mercantile, ma per arrivare a questa cifra ne mancano 4.000. Per l’Aeronautica e per la parte Esercito le necessità non sono ancora determinate. È necessario che le tre forze armate si mettano d’accordo e stabiliscano qual è il numero complessivo di operai specializzati occorrenti. Inoltre occorre non sottrarre agli stabilimenti, siano essi cantieri, o altro, quegli operai della classe 1924 che già vi lavorano. Il Maresciallo Cavallero propone di sentire su questo argomento l’Ecc. Scuero.

Il Generale Scuero informa

che abbiamo sotto le armi 17 classi complete dal 1907 al 1923. In totale sono 3.054.000 uomini, compresa tutta la classe che recentemente ha terminato l’affluenza e cioè il ’23. È in previsione per il febbraio il ricupero dei militari che prima fruivano di varie specie di esoneri: circa 130.000 uomini. Vi è poi la previsione di poter chiamare ai primi di aprile il ’24: 300.000 uomini. Vi è infine la previsione di chiamare in ottobre la classe del ’25. L’armamento di questi uomini è garantito. C’è da fare qualche riserva per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario e soprattutto le calzature.

Il Capo di Stato Maggiore Generale ha accennato

al provvedimento di togliere dalla classe venuta recentemente alle armi una certa quantità di manovalanza specializzata, ma è da tenere presente che queste classi sono molto streminzite, in quanto il 2° e 3° quadrimestre del ’23 hanno dato 140.000 uomini soltanto. L’intera classe 1923 ha dato per l’Esercito solo 275.000 uomini. Vi sono 60.000 uomini non utilizzati per l’Esercito: industrie, cantieri navali, utilizzati da altre forze armate, Carabinieri, Guardie di Finanza, Milizia, Milizia Forestale, Pubblica Sicurezza, Polizia dell’Africa Italiana ecc. In sostanza quando si dice che una classe da 300.000 uomini, all’Esercito ne da molto di meno.

Il DUCE prende la parola e conclude:

La riunione di oggi è stata importante perché ha fissato le nostre vedute su quello che è necessario fare in vista della nuova situazione strategica che si è determinata, e sul dove e come si deve fare massa. Vi sono alcune osservazioni da fare:

Per quanto riguarda l’Esercito siamo d’accordo per il ripristino di un C.A. in Russia, se e in quanto i tedeschi ci diano il materiale necessario.

Per quanto riguarda le divisioni motocorazzate in Africa penso che bisogna mettere in ordine la Centauro, che si presuppone debba ancora combattere, e l’Ariete.

Nel territorio nazionale occorre motocorazzare la Piave che è semplicemente motorizzata e gettare le basi per una quarta divisione motocorazzata, usufruendo del Reggimento Vittorio Emanuele II che deve ricevere due battaglioni di carri armati.

Il nostro programma consiste appunto nel creare 4 divisioni motocorazzate. La composizione organica di queste unità è variata in questi ultimi tempi. Per me i semoventi sono carri armati senza blindatura: Io li trovo efficaci al pari dei carri armati: sono dei cannoni con telaio che viene mosso su cingoli.

Però bisogna arrivare anche alla produzione del carro pesante, del P. 40, per metterci almeno al livello di tutti gli eserciti europei che sono ormai arrivati al carro armato ancora più pesante. Il carro moderno Tigre, tedesco, ha già un tonnellaggio all’incirca doppio di quello del nostro carro armato medio di 24 tonn. Per quello che, riguarda le artiglierie contraerei, con la nostra produzione del 90/53 avremo nel secondo semestre del 1943 una situazione discretamente soddisfacente.

La Marina è orientata verso il naviglio sottile: cacciatorpediniere e s.m. Le nostre perdite di sommergibili sono state, come si è detto, in media di 2 al mese. Totale 62. È mia impressione che nel primo periodo della guerra abbiamo avuto le perdite maggiori. Allora forse la media è stata superiore a 2 mensili: forse 3-4. Oggi le perdite sono diminuite. Il che dimostra che se avessimo costruito 2 sommergibili al mese durante questi 3 anni avremmo completamente rifatto le perdite subite.

Il problema della mano d’opera si sta affrontando ora in termini molto radicali, con l’impiego più abbondante della mano d’opera femminile. Bisogna tenere presente che è molto più facile lasciare a casa le reclute necessarie, prima che entrino nelle caserme, che non ricuperarle in seguito.

Si adotti la procedura di non fare andare alle armi gli elementi assolutamente indispensabili. Ma quando vi sono già, devono rimanere: niente di più demoralizzante per i soldati il vedere il compagno che dopo 2-4 mesi torna a casa. Quanto poi a rintracciare questi uomini: Corsica, Francia, Tunisia… è una fatica improba, tanto è vero che non ci siamo riusciti.

Avevamo stabilito che gli appartenenti alle classi giovani dovevano andar alle armi al 100%, altrimenti avremo sempre le compagnie di 80 uomini e non avremo mai divisioni complete. Dichiaro che sono molto contrario agli esoneri di queste classi giovanissime (’23 e ’24). Si deve fare solamente eccezione per quei casi nei quali la necessità appare evidentissima e dove si tratti di individui che hanno incarichi di carattere sedentario territoriale, così io ho ammesso l’eccezione, per certi ufficiali che erano necessari per alcune sezioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a condizione che fossero tratti da quelli adibiti ai depositi, od agli uffici, cioè adibiti a funzioni non di carattere operativo.

Per le classi di quest’anno, se si può fare a meno di concedere esoneri, io veramente ne sarò felice. Stiamo facendo l’esperimento della mobilitazione civile e dell’impiego della mano d’opera femminile, per rendere disponibili degli uomini. È da tener presente che abbiamo già 100.000 caduti, 35-40.000 mutilati, 270.000 prigionieri e 45.000 dispersi. Abbiamo quindi perduto circa 500.000 uomini. Ripeto, per quello che riguarda le classi giovani, che occorre essere restrittivi al massimo e limitare le eccezioni ai casi di necessità palese e inevitabile.

L’Ecc. Scuero da assicurazione e l’Ecc. Host Venturi chiede come si deve fare per gli specializzati dei cantieri e per i saldatori.

Il DUCE risponde:

Ho visto donne saldare e fare il lavoro degli aeroplani. Le donne non possono essere adibite a certe lavorazioni a carattere siderurgico e non possono andare nelle miniere, ma anche in questi settori possono fare dei lavori come ad esempio nei piazzali.

Quindi non si deve fare assegnamento su quello che potrebbe venire da queste classi giovani: il ’23, ’24 e ’25 devono stare sotto le armi. Se c’è proprio l’individuo insostituibile mi verrà comunicato ma non credo che ci sia.

Per finire il discorso bisogna riconoscere che il generale Favagrossa ha messo a disposizione delle sufficienti materie prime, il che dimostra che la sua politica, che molti industriali qualche volta hanno trovato restrittiva, era dettata dalla necessità e dalla comprensione. E’ dimostrato dalle dichiarazioni che fanno tutti i capi di Stato che le materie prime per realizzare il programma dell’ottobre in fondo sono pronte, sia pure per effetto di provvedimenti che hanno carattere di temerarietà. Si vede che bisogna che qualche volta il coraggio scivoli nella temerarietà.

* * *

Fontedocumento tratto dal saggio “Perchè perdemmo la guerra” del generale Carlo Favagrossa, Commissario Generale per le fabbricazioni di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale; nel libro viene riportato il verbale completo della riunione tenuta il 29 Gennaio 1943 a Palazzo Venezia presso l’ufficio di Mussolini sul potenziamento delle Forze Armate.

 

 

 

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